lunedì 24 dicembre 2007

Vi annuncio una grande gioia

Lo smarrimento che percorre la storia degli uomini è illuminato dalla luce di Dio: il Salvatore, Cristo Signore. Egli, generato prima di tutti i secoli, compie con amore il disegno del Padre e nasce da donna, la Vergine Maria, uomo come noi redime l’umanità: l’eterno irrompe nel tempo e il tempo degli uomini è fecondato per sempre dal Redentore del mondo.

Trascorsi molti secoli da quando Dio aveva creato il mondo*
e aveva fatto l’uomo a sua immagine;*
e molti secoli da quando era cessato il diluvio*
e l’Altissimo aveva fatto risplendere l’arcobaleno,
segno di alleanza di pace;**

vent’uno secoli dopo la nascita di Abramo, nostro padre;*
tredici secoli dopo l’uscita di Israele dall’Egitto
sotto la guida di Mosè;*

circa mille anni dopo l’unzione di Davide quale re di Israele;*
nella sessantacinquesima settimana,
secondo la profezia di Daniele;**

all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;*
nell’anno 752 dalla fondazione di Roma;*
nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,* mentre su tutta la terra regnava la pace, nella sesta età del mondo.**

Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,*
volendo santificare il mondo con la sua venuta,*
essendo stato concepito per opera dello Spirito Santo,*
trascorsi nove mesi, nasce in Betlemme di Giuda
dalla Vergine Maria, fatto uomo. **

Fratelli e sorelle è giorno di Natale*
di nostro Signore Gesù Cristo secondo la natura umana; *
rallegratevi, fate festa*
e celebrate la notizia più bella di tutta la storia dell’umanità.**

E noi*
con il cuore colmo di riconoscenza,*
insieme agli angeli di Betlemme e a tutta la Chiesa sparsa nel mondo,* cantiamo la gloria di Dio*
e la pace per gli uomini.*

martedì 18 dicembre 2007

ieri non sono riuscito a inviare la novena recupero oggi:

Sono nato povero, perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza.
Sono nato debole, dice Dio, perché tu non abbia mai paura di me.

Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. (Mt 1, 23)

Dio sceglie l’umiltà quale via per rivelare all’uomo il Suo volto, per svelarci il desiderio profondo, che nutre per ciascuno di noi: la nostra felicità. Una felicità che potrà realizzarsi se impareremo a ripartire da Cristo.
Sia Cristo il centro della nostra vita.
Sia Cristo la fonte che alimenta le nostre giornate.
Sia Cristo ad orientare le nostre relazioni.
Sia Cristo l’unica nostra ricchezza.
Sia Cristo il criterio di discernimento della nostra vita
Ci accorgeremo allora di quanto bella sia la vita, perché se vissuta con Cristo, la vita è vissuta in pienezza;

Dio sceglie, di abbassarsi, di condividere la fragilità della nostra condizione umana; conosce il pianto e la gioia al pari dell’uomo; non gli è estraneo il dolore dell’uomo ne la povertà. Dio sceglie di abitare in mezzo a noi e di rivelarsi a noi per quello che è: un Padre, disposto a tutto per amore dei suoi figli;
In Gesù che piange, Dio si fa vicino a tutti gli uomini che piangono.
In Gesù che vive la povertà, Dio si fa vicino a chiunque patisce la povertà.
In Gesù che gioisce, Dio gioisce insieme all’uomo.
In Gesù che soffre, Dio sta vicino ad ogni uomo che soffre.
Gesù che ci rivela il volto di Dio, quello del Padre misericordioso a cui sta a cuore la felicità dei suoi figli, ci insegna a non temere Dio. Non ha paura di Dio chi:
Chi si abbandona con fiducia alla sua volontà e non si sente giudicato
Chi si sente amato da Lui e condivide questo amore con gli altri

domenica 16 dicembre 2007

I giorno della novena di Natale

Sono nato nudo, dice Dio, perché tu sappia spogliarti di te stesso.

E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria …
(Gv 1, 14)

Per rivelare all’uomo la sua vocazione, per svelargli il senso della sua vita, per rivelare all’uomo cosa significa essere uomo, Dio stesso si fa carne.
Egli si fa in tutto simile a noi, tranne il peccato, si spoglia e si abbassa al nostro livello, si fa nostro compagno di strada perché noi potessimo meglio capire lo scopo per cui ci ha creato: rimanere insieme a Lui.
Lui si fa simile a noi, si spoglia e noi ?
Noi continuiamo a rivestirci del nostro egoismo, della nostra voglia di apparire, della necessita assillante di essere i più forti, i migliori;
Mentre Dio si fa presente in mezzo a noi nella fragilità (quella dei neonati) noi continuiamo a nascondere la nostra piccolezza di fronte a Lui.
Sarà veramente Natale, se sapremo svestirci delle nostre presunzioni, del nostro egoismo;
Sarà veramente Natale se una volta contemplata la precarietà in cui Dio sceglie di Incarnarsi sapremo accorgerci della nostra piccolezza di fronte a Lui;
Sarà veramente Natale se impareremo a ringraziare e benedire Dio per ciò che compie nella nostra vita, sicuri che un Padre può volere solo il bene per i suoi figli.

Rallegrati figlia di Sion, esulta figlia di Gerusalemme: ecco il Signore verrà, ed in quel giorno vi sarà grande luce, i monti stilleranno dolcezza, e dai colli scorrerà latte e miele, perchè verrà un gran profeta, ed egli rinnoverà Gerusalemme.

sabato 15 dicembre 2007

15. 12. 07 … in preparazione alla novena di Natale

Preghiera a Maria, Donna dell'attesa

La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più. Quando pensi, insomma, che la musica è finita. E ormai i giochi sono fatti. La vita allora scorre piatta verso un epilogo che non arriva mai. Maria è la più santa delle creature proprio perché tutta la sua vita appare cadenzata dai ritmi gaudiosi di chi aspetta qualcuno. Già il contrassegno iniziale con cui il pennello di Luca la identifica, è carico di attese: “Promessa sposa di un uomo della casa di Davide”. Fidanzata, cioè. A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel Vangelo venga pronunziato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. Vergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici egli sarebbe venuto a parlare dei suoi sogni. Ma anche nell’ultimo fotogramma con cui Maria, si congeda dalla Scrittura essa viene colta nell’atteggiamento dell’attesa. Lì, nel Cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. Vergine in attesa, all’inizio. Madre, in attesa, alla fine. E nell’arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti. L’attesa di Lui, per nove lunghissimi mesi. L’attesa del giorno, l’unico che lei avrebbe voluto di volta in volta rimandare, in cui suo figlio sarebbe uscito di casa senza farvi ritorno mai più. L’attesa dell’ ”ora”; l’unica per la quale non avrebbe saputo frenare l’impazienza e di cui, prima del tempo, avrebbe fatto traboccare il carico di grazia sulla mensa degli uomini. L’attesa dell’ultimo rantolo dell’ Unigenito inchiodato sul legno. L’attesa del terzo giorno, vissuta in veglia solitaria davanti alla roccia. Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito. Santa Maria, Vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori, riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia. Santa Maria,Vergine dell’attesa, donaci un anima vigilare. Sentinella del mattino, ridestaci nel cuore la passione di giovani annunci da portare al mondo, che si sente già vecchio. Portaci finalmente arpa e cetra, perché con te mattiniera possiamo svegliare l’aurora. Facci capire che non basta accogliere: bisogna attendere. Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza. Rendici, perciò, ministri dell’attesa. E il Signore che viene, Vergine dell’attesa, ci sorprenda, anche per la tua materna complicità, con la lampada in mano. (don Tonino Bello)

Novena di Natale

Domani inizia la novena di Natale; ho pensato di proporre un cammino, tipo novena, anche a voi, e la mia meditazione personale sul senso del Natale.

il tema: Sono nato povero, perché tu possa considerarmi l'unica ricchezza

Buon Cammino

giovedì 13 dicembre 2007

è passato veramente un pò da quando ci siamo sentiti ... sta per compiersi il tempo dell'Avvento e il Natale oramai è vicino.

Gioite, la III domenica d'Avvento è detta la domenica della gioia, gioite perchè il Signore visita la nostra vita e la ricolma di Lui;
Mentre Giovanni sembra incerto se Gesù è veramente il Messia (il vangelo di domenica 16.12.07) riscopriamo il vero volto di Dio totalmente altro dai nostri pensieri che si dimostra qual'è amore e misericordia.

Sarebbe bello nel tempo di Natale, iniziare, ad accorgerci di più dei nostri fratelli bisognosi per rivelare al mondo il vero volto di Dio.

martedì 4 dicembre 2007

Spe Salvi, la seconda enciclica di Benedetto XVI

“Speranza è l’atteggiamento di colui che, mentre si addensano le tribolazioni sulle sue spalle, non lascia spegnere il canto sulla sua bocca”. (don Tonino Bello)

Il santo padre, Benedetto XVI, ha donato al mondo la sua seconda enciclica: Spe Salvi (nella speranza saremo salvati). Dopo aver consegnato al mondo, cattolico e non, il suo messaggio sull’amore vero che è Dio stesso, ora il papa fissa la nostra attenzione sull’essenza della FEDE cristiana, cioè sulla SPERANZA.
La speranza, lo abbiamo già detto è la forza che permette di vedere luce anche nel più profondo buio è quella luce che illumina la nostra vita, nel momento delle tenebre, che ci aiuta a vivere, anzi qualifica la nostra vita. La speranza quella forza che ti aiuta ad aprire gli occhi e a vincere sul male.
Vi propongo una riflessione di don Tonino Bello vero profeta di Speranza, con la sua vita e il suo messaggio ha aiutato l’uomo a vedere nelle ferite della propria vita le feritoie della salvezza, a osare e a non demordere per costruire un mondo più giusto e pacifico, per rendere migliore la propria vita.
Una delle immagini più belle che usa, per dare senso al dolore e per parlare di è la collocazione provvisoria di Gesù sulla croce: «… da mezzo giorno alle tre del pomeriggio: ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime; ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti, tutti i rantoli della terra; ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo … solo allora è consentita la sosta sul Golgota … al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio … una permanenza più lunga, sarà considerata abusiva anche da Dio».
Spero leggiate presto la “Spe Salvi” intanto:
“Niente ti turbi, niente ti spaventi, tutto passa Dio solo resta. A chi ha Dio, niente manca. Dio solo basta”. (Teresa d’Avila)

venerdì 30 novembre 2007

I Domenica d’AVVENTO anno A VEGLIATE E ASPETTATE IL SIGNORE CHE VIENE

Il vangelo Matteo 24,37-44:
Come fu ai giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio, mangiavano e bevevano, prendevano moglie e marito, fino a quando Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e inghiottì tutti, così sarà anche alla venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno sarà preso e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una sarà presa e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno, il Signore vostro verrà. Questo considerate: se il padrone di casa sapesse in quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi state pronti, perché nell’ora che non immaginate, il Figlio dell’uomo verrà.


Oggi ci sentiamo richiamati a VEGLIARE e ASPETTARE il Signore Gesù, ad imparare a riconoscerlo nel quotidiano della nostra vita, impegnandoci a fare il nostro dovere quotidiano per il Signore.

Vegliare vuol dire: sentirsi interessati, riconoscere di aver bisogno di Dio e avvertire l’esigenza della conversione. Siamo chiamati a Vegliare e ad Aspettare il Signore nelle preoccupazioni e nell’ordinarietà del quotidiano della nostra vita, perché quando il Signore verrà, ci trovi impegnati a costruire il suo regno d’Amore.

Quali sono “i giorni di Noè”?: sono i giorni della mia vita dove Dio è assente, e io non riesco più a sognare, mi accontento del poco non riuscendo a vedere oltre la mia povertà – solo Dio può illuminare la mia vita e dami la forza per ricominciare a sperare e a sognare.

Mi sembra chiaro il messaggio che oggi il Vangelo vuole affidarci: Cerca di rimanere con gli occhi aperti per vivere in pienezza la tua vita; impegnati nel quotidiano per rendere straordinario ogni momento della tua vita. Lasciati guidare dal Signore, impara a riconoscerlo nei fratelli che ti stanno, affianco e soprattutto ama come Lui ha amato, senza misura; perché amando si collabora alla costruzione del regno di Dio; perché chi veglia in attesa di una persona cara lo può fare solo per amore.

Buona domenica e buon cammino, a presto. Pace e bene

mercoledì 28 novembre 2007

AVVENTO TEMPO DI SPERANZA

AVVENTO: Tempo dell’ATTESA e della SPERANZA
La vera tristezza (diceva don Tonino Bello) non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro da casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita.
ATTENDERE: sperimentare il gusto della vita
L’Avvento (I tappa del cammino dell’anno liturgico – celebrazione della nostra salvezza) è per eccellenza il tempo dell’Attesa:
ü Ci prepara alla celebrazione del Natale.
ü Ci aiuta nell’attesa del ritorno (glorioso) del Signore. Un attesa che non è vana e che chiede di andare incontro al Signore con la testimonianza della nostra vita.

ATTESA e SPERANZA di TEMPI NUOVI
se non sappiamo più Attendere vuol dire che siamo accorto di Speranza

Es. Ritorno di una persona cara e preparativi nell’attesa
Come si attende: fare tutto in maniera nuova, mutare radicalmente la nostra vita.
Durante il tempo d’Avvento saremo poi aiutati a celebrare il Natale e ad aspettare il ritorno del Signore da:

  • Maria
  • Giuseppe
  • Giovanni il Battista
  • Isaia

Figure che ci partecipano l’esigenza di mettere al centro della nostra vita Dio, fidarci di Lui non ostante tutto; che ci testimoniano questa attesa attraverso un atteggiamento contro corrente – contro corrente come DIO: da ricco si fa povero e decide di rimanere sempre con noi!
NASCITA di GESU’ = RINASCITA DELL’UOMO § mentre noi attendiamo il SIGNORE e LUI CHE ATTENDE NOI.
Il Signore porterà a compimento ciò che noi avremo iniziato: prepararci con la preghiera e con la vita

AVVENTO:

  • GESU’ ENTRA NELLA NOSTRA STORIA
  • GESU’ VIENE ANCORA OGGI NELLE VICENDE DELLA MIA VITA

mercoledì 14 novembre 2007

Voglio condividere tanto con voi. Sto preparando un power point sulla preghiera e mi sto facendo aiutare dalla figura di Madre Teresa di Calcutta. Vi voglio proporre una sua preghiera:

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, Ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, custodiscilo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è una promessa, adempila.
La vita è un dolore, superalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, osala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è felicità, raccontala.
La vita è la vita, difendila.

( Madre Teresa di Calcutta )

martedì 13 novembre 2007

Lodi all'altissimo

ultimamente non sto aggiornando quotidianamente il blog, il sabato e la domenica sono occupato in una parrocchia. Nella XXXII domenica del tempo ordinario si parlava di resurrezione dei morti e ve la voglio commentare con questa meravigliosa preghiera di lode di san Francesco d'Assisi:
Tu sei santo, Signore Dio unico,che compi meraviglie.Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei altissimo.Tu sei Re onnipotente, tu Padre santo,Re del cielo e della terra.
Tu sei Trino e Uno, Signore Dio degli dei,Tu sei bene, ogni bene, sommo bene,Signore Dio, vivo e vero.Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza.Tu sei umiltà. Tu sei pazienza.Tu sei bellezza. Tu sei mansuetudineTu sei sicurezza. Tu sei quiete.Tu sei gaudio e letizia. Tu sei speranza nostra.Tu sei giustizia. Tu sei temperanza.
Tu sei ogni nostra sufficiente ricchezza.Tu sei bellezza. Tu sei mansuetudine.Tu sei protettore. Tu sei custode e difensore nostro.Tu sei fortezza. Tu sei refrigerio.Tu sei speranza nostra. Tu sei fede nostra .Tu sei carità nostra. Tu sei completa dolcezza nostra.Tu sei nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,Dio onnipotente, misericordioso Salvatore

venerdì 9 novembre 2007

Nella vita spesso, soprattutto di fronte alla difficoltà o alle delusioni, può capitare di scoraggiarsi e di non apprezzarsi.
Questa storia è una provocazione per amarsi di più non ostante i difetti, una storia che ci stimola a mettere a frutto tutti (ma proprio tutti) i talenti che il Signore ci affida e scoprire la vita per quello che è: Vocazione all’Amore.

<< In principio, il Fabbricante di matite parlò alla Matita dicendo: ”Ci sono cinque cose che devi sapere prima che io ti mandi nel mondo. Ricordale sempre e diventerai la miglior matita che possa esserci.”
1)Potrai fare grandi cose, ma solo se ti lascerai portare per mano.
2)Di tanto in tanto dovrai sopportare una dolorosa “temperata”, ma è necessario se vuoi diventare una matita migliore.
3)Avrai l’abilità di correggere qualsiasi errore tu possa fare.
4)La parte più importante di te sarà sempre al tuo interno.
5)A prescindere dalle condizioni, dovrai continuare a scrivere. Lasciare sempre un segno chiaro e leggibile, per quanto difficile sia la situazione.
La Matita ascoltò, promise di ricordare, ed entrò nella scatola comprendendo pienamente le motivazioni del suo Fabbricante. >>

Ora sostituisciti alla matita; non dimenticare mai le cinque regole, ed anche tu diventerai una persona migliore.
1)Potrai fare grandi cose, ma solo se permetterai a Dio di tenerti per mano. Permetterai così ad altri esseri umani di accedere ai molti doni che possiedi.
2)Di tanto in tanto sperimenterai una dolorosa “temperata”, attraversando vari problemi, ma ti servirà per diventare una persona più forte.
3)Sarai capace di correggere o superare gli errori che potrai fare.
4)La parte più importante di te sarà sempre quella interna.
5)Su qualsiasi superficie camminerai, dovrai lasciare il tuo segno.

Tutti siamo come una matita....Creati dal Creatore per un unico e speciale scopo. Ricorda:
TU SEI STATO/A CREATO/A PER FARE GRANDI COSE

lunedì 5 novembre 2007

Chi nun arde nun vive

Questa poesia di Trilussa è in romanesco

L A C A N D E L A
Davanti ar Crocefisso d'una Chiesa
una Candela accesa
se strugge da l'amore e da la fede.
Je dà tutta la luce,
tutto quanto er calore che possiede,
senza abbadà se er foco
la logra e la riduce a poco a poco.

Chi nun arde nun vive . Com'è bella
la fiamma d'un amore che consuma,
purchè la fede resti sempre quella !
Io guardo e penso.Trema la fiammella,
la cera cola e lo stoppino fuma...
( Trilussa )

Chi non arde d'amore significa che non vive!

domenica 4 novembre 2007

XXXI domenica del tempo ordinario: la salvezza è entrata in questa casa

ascoltiamo il vangelo: Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. 7 Vedendo ciò, tutti mormoravano "È andato ad alloggiare da un peccatore! ". Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto". Gesù gli rispose "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto". (Lc 19,1-10)
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Se dovessimo scegliere una parola per rappresentare tutto il vangelo penso che questa dovrebbe essere: INCONTRO
Un uomo - Zaccheo - cerca di incontrare Gesù: "salì su un sicomoro".
Ma la situazione si rivolta: è Gesù che va incontro a Zaccheo: "scendi subito..."
E qual'è il posto dove avviene l'incontro:"...oggi devo fermarmi a casa tua...": nella nostra intimità; nella nostra quotidianità; nel profondo della nostra vita.
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Se oggi tutto ruota intorno ad un incontro, si capisce che la Salvezza non è altro che: incontrare il Signore, farne esperienza nella propria vita.
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allora auguro a me e a voi di poter incontrare il Signore - di poterlo riconoscere e accoglierlo nella nostra vita per poter ricevere in dono la Salvezza, la comunione eterna con LUI.
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Buona domenica e buona settimana.

giovedì 1 novembre 2007

Essere Santi

Stamattina mi chiedevo cosa vuol dire, oggi, essere santi... dopo aver pregato e partecipato, nella mia parrocchia d'origine Girifalco, alla messa mi è diventato più chiaro cos'è la santità oggi.
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Essere santi significa permettere a Dio di compiere la sua volontà in noi... può una mamma dare a suo figlio che gli chiedere un coltello darglielo; come una mamma cerca sempre il bene per il proprio figlio così Dio fa per noi.,
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Forse noi non riusciamo a capirlo (soprattuto davanti al dolore) e continuiamo a chiedere a Dio di realizzare i nostri progetti, e non il suo; chiediamo e otteniamo cose diverse da quelle che cerchiamo. Egli conosce i nostri bisogni (quelli veri) e ci dona cosa veramente ci occorre.
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Dobbiamo fidarci e iniziare a realizzare il suo progetto... e inizieremo a vedere sbocciare la primavera intorno a noi.

martedì 30 ottobre 2007

1e 2 novembre: O Beati o Benedetti

O ci meritiamo l’appellativo di “beati” facendoci poveri, o ci conquistiamo sul campo quello di “benedetti”, amando e servendo i poveri. ( don Tonino Bello)
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è forte il richiamo che il prossimo 1 e 2 novembre ci verrà dalla liturgia: Noi siamo fatti per essere felici. La gioia è la nostra vocazione! O ci impegniamo a rientrare nella schiera dei beati (felici) o dovremo sforzarci di appartenere a quella dei benedetti (di cui si dice bene).
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giorno 1/11 ascolteremo il vangelo delle beatitudini, quel vangelo che scardina gli equilibri della nostra vita per farci intraprendere un cammino di radicale conversione; il messaggio delle beatitudini apre a una mentalità nuova quella che rifiuta ciò che il mondo assolutizza per tendere con tutto noi stessi alla genuinità della vita vera;
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la mentalità nuova allora ci spingerà se non siamo poveri (e poveri non sono solo chi è privo dei beni materiali) a essere solidali con loro;
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giorno 2/11 ci sarà riproposta la pagina del giudizio universale: il Padre, alla fine dei tempi restituirà a ciascuno di noi secondo quanto abbiamo seminato nella vita. Benedetti coloro che avranno saputo prendersi cura, patire insieme (com-patire) ai poveri e ai sofferenti della terra; l'amore e la carità (e non il semplice altruismo) saranno la carta d'ingresso a vivere la pienezza della vita che è la vita eterna.
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I poveri a cui di diritto appartiene il regno dei cieli sono anche coloro che permetteranno a noi di entrare in quel regno.
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e allora coraggio impegniamoci a essere riconosciuti come bendetti dal nostro tenero Padre celeste a presto

lunedì 29 ottobre 2007

Dammi Signore un ala di riserva

Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita,
ho letto da qualche parte
che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore,
che anche Tu abbi un’ala soltanto,
l’altra la tieni nascosta,
forse per farmi capire
che Tu non vuoi volare senza me,
per questo mi hai dato la vita:
perché io fossi tuo compagno di volo.

Insegnami allora, a librarmi con Te,
perché vivere non è trascinare la vita,
non è strapparla, non è rosicchiarla,
vivere è abbandonarsi come un gabbiano
all’ebbrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura della libertà
vivere è stendere l’ala, l’unica ala
con fiducia di chi sa di avere nel volo
un partner grande come Te.

Ma non basta saper volare con Te, Signore
Tu mi hai dato il compito
di abbracciare anche il fratello
e aiutarlo a volare.
Ti chiedo perdono, perciò,
per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi.
Non farmi più passare indifferente
vicino al fratello che è rimasto
con l’ala, l’unica ala
inesorabilmente impigliata nella rete
della miseria e della solitudine
e si è ormai persuaso
di non essere più degno di volare con te,
soprattutto per questo fratello sfortunato,
dammi, o Signore un’ala di riserva.

Don Tonino Bello

sabato 27 ottobre 2007

XXX domenica del tempo ordinario: La preghiera dell'umile penetra le nubi

La domenica scorsa abbiamo visto Gesù insegnare, il bisogno che la nostra preghiera sia fiduciosa, quasi un abbandonarsi nelle braccia di Dio. Oggi Gesù quale deve'essere l'atteggiamento giusto che l'uomo deve tenere di fronte a Dio. Oltre che la fiducia....

ascoltiamo il vangelo: "Disse ancora questa parabola per alcuni che presumevano di esser giusti e disprezzavano gli altri "Due uomini salirono al tempio a pregare uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo O Dio, abbi pietà di me peccatore. Io vi dico questi tornò a casa sua giustificato, a differenza dell’altro, perché chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato". (Lc 18,9-14)
Nel libro del Siracide (35,17) troviamo questa espressione: "la preghiera dell'umile penetra le nubi". Questa frase da sola basterebbe a comprendere la parabola di oggi e quindi l'atteggiamento che deve affiancare la fiducia nella preghiera.
Sia la preghiera del fariseo che quella del pubblicano sgorga dal cuore ed è fiduciosa, viene fatta nel tempio dove c'è la certezza della presenza di Dio, quindi certamente verrà accolta ed esaudita e questa è la fiducia che è essenziale nella preghiera, ma...
Il fariseo, dottore della legge ha un animo fiero e orgoglioso, si sente il migliore degli altri e con le sue opere di cui fa bella mostra rende Dio suo debitore.
Il pubblicano, ha consapevolezza della propria colpa, non si vanta di nulla, pensa solo alla sua colpa e si batte il petto, si dimostra debitore nei confronti di Dio.
Il pubblicano va a casa giustificato perché rivolge il suo sguardo fiducioso su Dio; il fariseo non viene ascoltato perché volge lo sguardo su se stesso, (fa di se stesso dio) con superbia si riconosce giusto e auto sufficiente.
la nostra preghiera fiduciosa verrà accolta se ci dimostriamo umili davanti a Dio, cioè bisognosi di Lui.

venerdì 26 ottobre 2007

Coraggio

Stasera vorrei condividere con voi tante cose, vissute durante questa giornata; tutte possono essere riassunte dal titolo di questo post: "CORAGGIO"!
Coraggio lo dico a chi sta camminando sul filo della speranza:
Coraggio lo dico a quella madre, mentre sta guardando sua figlia attraverso uno schermo perché ricoverata nel reparto di rianimazione di un ospedale, con la speranza che si risveglia e possa riabbracciare la sua famiglia.
Coraggio lo dico ad un padre che poco fa mi ha chiesto ancora una volta di pregare per la sua bambina (che ha 23 anni la mia stessa età)
Coraggio lo dico a tutti coloro che sembra non riusciranno più a sorridere; a chi si sente solo e abbandonato, a chi sta morendo ed è amareggiato perchè non si è sentito mai amato.
Coraggio la vostra sofferenza non è un punto d'arrivo definitivo ma un punto di partenza.
nel 1993 dopo due anni di sofferenza il 20 aprile muore di tumore don Tonino Bello (questa figura sacerdotale che sta accompagnando la mia crescita) nel culmine della sua malattia dal suo letto di dolore con la forza di chi parla facendo solo teoria ma vivendo quello che dice affermò:
"Vedete, vi dico una cosa. Se noi dovessimo lasciare la croce su cui siamo confitti (non sconfitti) il mondo scompenserebbe. E' come se venisse a mancare l'ossigeno nell'aria, il sangue nelle vene, il sonno nella notte. La sofferenza tiene spiritualmente in piedi il mondo" (don Tonino Bello).

giovedì 25 ottobre 2007

Aprirsi a Dio

"In una notte nera, su una pietra nera, c'è una formica nera; Dio la guarda e la ama" (dalla sapienza orientale)
La prima persona che ci ama è DIO, il suo è un amore Paterno e Materno, un amore che è pronto a dare la vita per noi.
Con questa affermazione ci lasciavamo ieri sera...
Ma come posso essere certo che Dio è il primo che mi ama, come posso essere certo che Egli mi ama per primo e che io posso amare soltanto perché scopro di essere amato per primo da Lui...
unica sembra la via: dobbiamo imparare a riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita.
Dobbiamo Aprirci a Dio
io conosco una via per aprirsi a Dio: la preghiera
la preghiera ci apre a Dio e ci permette di riconoscere la sua presenza nella nostra vita, di scorgerlo vicino a noi, tutto preso a curare le nostre ferite e a versarvi l'olio della letizia e il vino della consolazione... è vicino non soltanto a chi tutti i giorni lo prega ma anche a chi non lo crede, è vicino anche agli operatori d'iniquità e gli sussurra all'orecchio: "convertiti".
La preghiera questo colloquio con Dio che giorno dopo giorno scava nel nostro cuore e lo rende simile al suo. "quando pregate dite: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori e non c'indurre in tentazione ma liberaci dal male" (dal vangelo di Matteo 6,7-13) . Amen

Preghiamo per Maria Chiara

Il mio blog vuole essere un luogo d'incontro, quale miglior modo d'incontrarsi se non la preghiera!

Nella mia casella di posta elettronica ho trovato una richiesta di preghiera per: Maria Chiara, una ragazza toscana. vi prego di unirvi alla mia preghiera per lei. Grazie.

Dio vi benedica

mercoledì 24 ottobre 2007

Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi

Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi (don Tonino Bello)

E' meglio amare o essere amati? Amare o essere amati non è un paragone sostenibile; l'amore come si pensa oggi non può essere ne barattato ne sminuito (ridurlo a semplice sessualità) amare non è un optional della nostra vita ma un bisogno vitale; "Ama e fai ciò che vuoi" diceva S. Agostino.

Anche se l'amore non è corrisposto tu non puoi fare altro che amare, e dopo aver amato continuare ad amare perché questa è la struttura ontologica dell'uomo cioè la sua essenza.

Noi siamo nati da un atto d'amore, cioè da un atto di donazione gratuito. L'amore è costitutivo dell'essere umano perché dopo l'attrazione sessuale nella vita di coppia si passa a qualcosa di superiore che è l'amarsi cioè essere pronti a dare la vita anche per gli altri. L'amore è costitutivo dell'uomo e noi facciamo esperienza nella misura in cui ci scopriamo amati; amati da chi?

La prima persona che ci ama è DIO, il suo è un amore Paterno e Materno, un amore che è pronto a dare la vita per noi.

martedì 23 ottobre 2007

Non limitarti ad esistere... vivi!

il post di oggi è una storia di B. Ferrero, le storie aiutano a comprendere meglio se stessi, la vita... Gesù le usava spesso (le parabole).
Questa è sul senso della vita - oggi che il valore della vita viene relativizzato, oggi che vigge la cultura dell'utilitarismo per cui chi è in coma è meglio che muoia per se e per chi altri, tanto che gli serve vivere non produce e non consuma. Ridiamo senso alla nostra vita ne va della nostra felicità: non limitarti ad esistere... vivi; non limitarti a toccare...senti; non limitarti a guardare...vedi; non limitarti a udire...ascolta; non limitarti a parlare... di qualcosa!
ecco la storia:
Un turista si fermò, per caso, in un paesino di campagna attirato dal piccolo cimitero vi entrò e cominciò a leggere le lapidi: Giovanni Treg, visse 8 anni, 6 mesi, 2 settimane e 3 giorni; incuriosito l'uomo andò avanti e lesse un epigrafe simile su un altra tomba e poi su un altra e un altra ancora, alla fine dopo aver letto tutte le lapidi del cimitero si sedette a piangere. Passava di là un anziano che s'informo perchè piangesse; e il turista:piango per questi bambini. Il vecchio serenamente riprese: non pianga e si calmi nel nostro paese non cè una maledizione, ma un usanza a 15 anni diamo ai bambini un quaderno, così come c'è l'ho io, in cui dovranno scrivere i momenti autentici di felicità della loro vita, il tempo in cui ha provato forti emozioni (l'innamoramento, il primo bacio, la nascita di un figlio, l'incontro con una persona cara ecc.) Quando qualcuno muore apriamo il quaderno e sommiamo quel tempo. Poi lo scriviamo sulla sua lapide perchè per noi quello è il tempo effettivo in cui ha vissuto.(Bruno Ferrero, I fiori semplicemente fioriscono, Elledicì)

lunedì 22 ottobre 2007

Che cos'è l'uomo perchè te ne curi... eppure l'hai fatto poco meno degli angeli

per rimaner ein tema di preghiera, vi propongo questa preghiera di lode presa dalla Bibbia è il Salmo 8

O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra
sopra i cieli si innalza la tua magnificenza.
Con la bocca dei bimbi e dei lattanti
affermi la tua potenza contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissate,
che cosa è l’uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato
gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi;
tutti i greggi e gli armenti,
tutte le bestie della campagna;
Gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
che percorrono le vie del mare.
O Signore, nostro Dio,
quanto è grande il tuo nome su tutta la terra.

domenica 21 ottobre 2007

Concediamo al nostro spirito inquieto i pascoli della preghiera

volevo offrire alla vostra considerazione e riflessione una frase di don Tonino Bello (lo ritroveremo spesso nel nostro cammino), una proposta impegnativa ed esigente!

il tema di questa domenica è la preghiera quindi:

"Difendiamoci con ferocia dalle aggressioni dissipatrici degli affari. Proteggiamoci dalla tragica overdose di impegni. Concediamo al nostro spirito inquieto i pascoli della preghiera, della contemplazione, dell'abbandono in Dio... è sopratutto ricerca di un'autenticità che abbiamo smarrito".
don Tonino Bello (vescovo)

proviamo anche noi a riassaporare il gusto della preghiera autentica, non formule da ripetere a memoria ma... abbandonarci in Dio. Buona Domenica.

sabato 20 ottobre 2007

XXIX domenica del tempo ordinario

Questo blog, nasce non per farmi conoscere sulla rete ma per conoscere insieme LUI; il nostro Dio uno e trino.
Vangelo: Lc 18,1-8
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".
Pregare significa affidarsi come un bimbo nelle braccia della madre. La preghiera è come l'arcobaleno unisce il cielo e la terra, quanto più è forte e fatta con fede, quanto più riuscirà a farci fare esperienza di DIO, a conoscerlo vermante: Padre di Misericordia, fonte della nostra gioia.

venerdì 19 ottobre 2007

L'amicizia: un dono

L'amicizia penso sia il dono più bello; da custodire e da impreziosire sempre più.

Qualche tempo fa ad Assisi un amica mi ha regalato questa frase: Tengo più agli amici che al pane quotidiano, senza pane posso vivere senza amici no.

questa la dedico a tutti voi... grazie amici