sabato 7 novembre 2009

Dare è vivere, tenere è morire!


Seduto nel tempio, Gesù osserva incuriosito i pii e ricchi israeliti fare le offerte al tempio; passa una povera vedova (basta questo per capire la condizione economia) e offre l'unica moneta che ha... e Gesù ne approfitta per fare la più bella lezione di vita.
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Strano tutti danno il di più, lei - povera - da tutto.
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Nella vita non conta la quantità delle cose che facciamo, ma come le facciamo; le qualità della nostra vita si misura nella passione e nell'intenzione con la quale viviamo e agiamo.
Gesù certamente non è un moralista, incontrarlo esalta la nostra vita, ri-centra la nostra libertà e in questa domenica ci consegna il segreto di una vita autenticamente vissuta:
VIVERE è DONARSI; e Dio sarà il tutto della nostra povera vita.

sabato 24 ottobre 2009

dalle vostre opere vi riconosceranno e le vostre opere risplendano

E' proprio vero la qualità della nostra vita e segnata dalle qualità delle relazioni che viviamo quotidianamente. Esse ci provocano ad andare oltre il nostro limite per realizzare in noi l'opera che Dio ha compiuto. Il cieco di Gerico, Bartimeo, che domani contempleremo nel Vangelo, si alza è colmo di fede riceve in dono la guarigione, subito si mette dietro a Gesù che ha contemplato suo Signore e suo Dio con gli occhi del cuore illuminati dalla forza della fede.
e io nostri occhi? dove sono rivolti e da cosa sono illuminati?

lunedì 12 ottobre 2009

Oggi, un inzio nel segno della gratitudine

Bene, ogni strada e ogni cammino dopo le necessarie soste, che aiutano ognuno di noi a riprendere le forze per affrontare meglio il viaggio, riprende con la gioia di chi spera in tante avventure e cerca emozioni che permettano alle nostre doti di esprimersi al meglio.

Oggi ricomincio i corsi accademici e la mia riflessione si è concentrata su questo meraviglioso pezzo della lettera ai Colossesi di san Paolo che voglio condividere con voi.


Noi rendiamo continuamente grazie a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, nelle nostre preghiere per voi, per le notizie ricevute della vostra fede in Cristo Gesù, e della carità che avete verso tutti i santi,in vista della speranza che vi attende nei cieli. Di questa speranza voi avete già udito lannunzio dalla parola di verità del vangelo che è giunto a voi, come pure in tutto il mondo fruttifica e si sviluppa; così anche fra voi dal giorno in cui avete ascoltato e conosciuto la grazia di Dio nella verità, che avete appresa da Epafra, nostro caro compagno nel ministero; egli ci supplisce come un fedele ministro di Cristo, e ci ha pure manifestato il vostro amore nello Spirito.

Perciò anche noi, da quando abbiamo saputo questo, non cessiamo di pregare per voi, e di chiedere che abbiate una conoscenza piena della sua volontà con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché possiate comportarvi in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; rafforzandovi con ogni energia secondo la potenza della sua gloria, per poter essere forti e pazienti in tutto; ringraziando con gioia il Padre che ci ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce.

domenica 30 agosto 2009

Ciò che allita il cuore di Dio, non è vedere i suoi figli intenti a rispettare piccoli riti che servono soltanto a consolare la loro coscienza; ciò che conta per Dio e che ci impegniamo sulla via del bene, che perseveriamo nell'amore al prossimo, misura dell' amore che abbiamo per Dio

venerdì 14 agosto 2009

Massimiliano martire d'amore nei campi di concentramento

Il calendario liturgico del mese di agosto ci permette di festeggiare tante figure che con la santità rendono splendente la Santa Chiesa; la vigilia dell'Assunta celebriamo san Massimiliano Maria Kolbe.
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Massimiliano Kolbe nacque il 7 gennaio 1894 a Zdunska-Wola in Polonia, da genitori ferventi cristiani.
Massimiliano entrato nell'ordine francescao conventuale, dopo il noviziato fu inviato a Roma, dove restò sei anni, laureandosi in filosofia all’Università Gregoriana e in teologia al Collegio Serafico, venendo ordinato sacerdote il 28 aprile 1918.
Nel suo soggiorno romano avvennero due fatti particolari, uno riguardo la sua salute, un giorno mentre giocava a palla in aperta campagna, cominciò a perdere sangue dalla bocca, fu l’inizio di una malattia che con alti e bassi l’accompagnò per tutta la vita.
Poi in quei tempi influenzati dal Modernismo e forieri di totalitarismi sia di destra che di sinistra, che avanzavano a grandi passi, mentre l’Europa si avviava ad un secondo conflitto mondiale, Massimiliano Kolbe non ancora sacerdote, fondava con il permesso dei superiori la “Milizia dell’Immacolata”, associazione religiosa per la conversione di tutti gli uomini per mezzo di Maria.
Ritornato in Polonia a Cracovia, pur essendo laureato a pieni voti, a causa della malferma salute, era praticamente inutilizzabile nell’insegnamento o nella predicazione, non potendo parlare a lungo; per cui con i permessi dei superiori e del vescovo, si dedicò a quella sua invenzione di devozione mariana, la “Milizia dell’Immacolata”, raccogliendo numerose adesioni fra i religiosi del suo Ordine, professori e studenti dell’Università, professionisti e contadini.
Alternando periodi di riposo a causa della tubercolosi che avanzava, padre Kolbe fondò a Cracovia verso il Natale del 1921, un giornale di poche pagine “Il Cavaliere dell’Immacolata” per alimentare lo spirito e la diffusione della “Milizia”.
A Grodno a 600 km da Cracovia, dove era stato trasferito, impiantò l’officina per la stampa del giornale, con vecchi macchinari, ma che con stupore attirava molti giovani, desiderosi di condividere quella vita francescana e nel contempo la tiratura della stampa aumentava sempre più. A Varsavia con la donazione di un terreno da parte del conte Lubecki, fondò “Niepokalanow”, la ‘Città di Maria’; quello che avvenne negli anni successivi, ha del miracoloso, dalle prime capanne si passò ad edifici in mattoni, dalla vecchia stampatrice, si passò alle moderne tecniche di stampa e composizione, dai pochi operai ai 762 religiosi di dieci anni dopo, il “Cavaliere dell’Immacolata” raggiunse la tiratura di milioni di copie, a cui si aggiunsero altri sette periodici.
Con il suo ardente desiderio di espandere il suo Movimento mariano oltre i confini polacchi, sempre con il permesso dei superiori si recò in Giappone, dove dopo le prime incertezze, poté fondare la “Città di Maria” a Nagasaki; il 24 maggio 1930 aveva già una tipografia e si spedivano le prime diecimila copie de “Il Cavaliere” in lingua giapponese.
In questa città si rifugeranno gli orfani di Nagasaki, dopo l’esplosione della prima bomba atomica; collaborando con ebrei, protestanti, buddisti, era alla ricerca del fondo di verità esistente in ogni religione; aprì una Casa anche ad Ernakulam in India sulla costa occidentale. Per poterlo curare della malattia, fu richiamato in Polonia a Niepokalanow, che era diventata nel frattempo una vera cittadina operosa intorno alla stampa dei vari periodici, tutti di elevata tiratura, con i 762 religiosi, vi erano anche 127 seminaristi.
Ma ormai la Seconda Guerra Mondiale era alle porte e padre Kolbe, presagiva la sua fine e quella della sua Opera, preparando per questo i suoi confratelli; infatti dopo l’invasione del 1° settembre 1939, i nazisti ordinarono lo scioglimento di Niepokalanow; a tutti i religiosi che partivano spargendosi per il mondo, egli raccomandava “Non dimenticate l’amore”, rimasero circa 40 frati, che trasformarono la ‘Città’ in un luogo di accoglienza per feriti, ammalati e profughi.
Il 19 settembre 1939, i tedeschi prelevarono padre Kolbe e gli altri frati, portandoli in un campo di concentramento, da dove furono inaspettatamente liberati l’8 dicembre; ritornati a Niepokalanow, ripresero la loro attività di assistenza per circa 3500 rifugiati di cui 1500 erano ebrei, ma durò solo qualche mese, poi i rifugiati furono dispersi o catturati e lo stesso Kolbe, dopo un rifiuto di prendere la cittadinanza tedesca per salvarsi, visto l’origine del suo cognome, il 17 febbraio 1941 insieme a quattro frati, venne imprigionato.
Dopo aver subito maltrattamenti dalle guardie del carcere, indossò un abito civile, perché il saio francescano li adirava moltissimo. Il 28 maggio fu trasferito ad Auschwitz, tristemente famoso come campo di sterminio, i suoi quattro confratelli l’avevano preceduto un mese prima; fu messo insieme agli ebrei perché sacerdote, con il numero 16670 e addetto ai lavori più umilianti come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
La sua dignità di sacerdote e uomo retto primeggiava fra i prigionieri, un testimone disse: “Kolbe era un principe in mezzo a noi”. Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura nei campi; uno di loro riuscì a fuggire e secondo l’inesorabile legge del campo, dieci prigionieri vennero destinati al bunker della morte.
La disperazione che s’impadronì di quei poveri disgraziati, venne attenuata e trasformata in preghiera comune, guidata da padre Kolbe e un po’ alla volta essi si rassegnarono alla loro sorte; morirono man mano e le loro voci oranti si ridussero ad un sussurro; dopo 14 giorni non tutti erano morti, rimanevano solo quattro ancora in vita, fra cui padre Massimiliano, allora le SS decisero, che giacché la cosa andava troppo per le lunghe, di abbreviare la loro fine con una iniezione di acido fenico; il francescano martire volontario, tese il braccio dicendo “Ave Maria”, furono le sue ultime parole, era il 14 agosto 1941.
Le sue ceneri si mescolarono insieme a quelle di tanti altri condannati, nel forno crematorio; così finiva la vita terrena di una delle più belle figure del francescanesimo della Chiesa polacca. Il suo fulgido martirio gli ha aperto la strada della beatificazione, avvenuta il 17 ottobre 1971 con papa Paolo VI e poi è stato canonizzato il 10 ottobre 1982 da papa Giovanni Paolo II, suo concittadino.

giovedì 13 agosto 2009


In questi giorni sono stato agli esercizi spirituali, poi ad Assisi sulla tomba del serafico padre san Francesco e della serafica madre santa Chiara. Non ho avuto il tempo di inserire la mni biografia di una delle donne più significative della storia della Chiesa.
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Chiara d'Assisi; donna forte e coraggiosa! eccovela:

La sera della domenica delle Palme (1211 o 1212) una bella ragazza diciottenne fugge dalla sua casa in Assisi e corre alla Porziuncola, dove l’attendono Francesco e il gruppo dei suoi frati minori. Le fanno indossare un saio da penitente, le tagliano i capelli e poi la ricoverano in due successivi monasteri benedettini, a Bastia e a Sant’Angelo.
Infine Chiara prende dimora nel piccolo fabbricato annesso alla chiesa di San Damiano, che era stata restaurata da Francesco. Qui Chiara è stata raggiunta dalla sorella Agnese; poi dall’altra, Beatrice, e da gruppi di ragazze e donne: saranno presto una cinquantina.
Così incomincia, sotto la spinta di Francesco d’Assisi, l’avventura di Chiara, figlia di nobili che si oppongono anche con la forza alla sua scelta di vita, ma invano. Anzi, dopo alcuni anni andrà con lei anche sua madre, Ortolana. Chiara però non è fuggita “per andare dalle monache”, ossia per entrare in una comunità nota e stabilita. Affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, la ragazza vuole dare vita a una famiglia di claustrali radicalmente povere, come singole e come monastero, viventi del loro lavoro e di qualche aiuto dei frati minori, immerse nella preghiera per sé e per gli altri, al servizio di tutti, preoccupate per tutti. Chiamate popolarmente “Damianite” e da Francesco “Povere Dame”, saranno poi per sempre note come “Clarisse”.
Da Francesco, lei ottiene una prima regola fondata sulla povertà. Francesco consiglia, Francesco ispira sempre, fino alla morte (1226), ma lei è per parte sua una protagonista, anche se sarà faticoso farle accettare l’incarico di abbadessa. In un certo modo essa preannuncia la forte iniziativa femminile che il suo secolo e il successivo vedranno svilupparsi nella Chiesa.
Il cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e protettore dei Minori, le dà una nuova regola che attenua la povertà, ma lei non accetta sconti: così Ugolino, diventato papa Gregorio IX (1227-41) le concede il “privilegio della povertà”, poi confermato da Innocenzo IV con una solenne bolla del 1253, presentata a Chiara pochi giorni prima della morte.
Austerità sempre. Però "non abbiamo un corpo di bronzo, né la nostra è la robustezza del granito". Così dice una delle lettere (qui in traduzione moderna) ad Agnese di Praga, figlia del re di Boemia, severa badessa di un monastero ispirato all’ideale francescano.
Chiara le manda consigli affettuosi ed espliciti: "Ti supplico di moderarti con saggia discrezione nell’austerità quasi esagerata e impossibile, nella quale ho saputo che ti sei avviata". Agnese dovrebbe vedere come Chiara sa rendere alle consorelle malate i servizi anche più umili e sgradevoli, senza perdere il sorriso e senza farlo perdere. A soli due anni dalla morte, papa Alessandro IV la proclama santa.
Chiara si distinse per il culto verso l'Eucarestia. Per due volte Assisi venne minacciata dall'esercito dell'imperatore Federico II che contava, tra i suoi soldati, anche saraceni. Chiara, in quel tempo malata, fu portata alle mura della città con in mano la pisside contenente il Santissimo Sacramento: i suoi biografi raccontano che l'esercito, a quella vista, si dette alla fuga.

domenica 2 agosto 2009

Gesù Cristo, amore che Salva.

Spesso capita di cercare una persona solo per interesse; anche le folle - e forse anche gli apostoli - cercavano Gesù solo per i segni che faceva. Aveva moltiplicato i pani e i pesci, allora poteva essere utile avere un amico come Lui.
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Stare dalla parte di Dio significa scegliere un amore che gioca a perdere.
> Voi cercate un segno, io vi offro me stesso!
Ecco perchè dovendo scegliere di rimanere sino alla fine del mondo; Gesù sceglie il segno del pane - bisogno primario e insostituibile per ciascuno di noi.
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L'amore di Dio, la sua logica e darsi tutto all'uomo; Lui basta da solo per la nostra vita; e chi tra di noi si mette in cerca della felecità, vi assicuro che non la troverà definitivamente se non in Lui.
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Si offre a noi nel segno del pane, umile e fragile; perchè noi non possiamo vantarci della nostra potenza. Siamo soltanto piccola cosa, che solo nelle sue braccia troveremo realiccazione piena.
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Che aspettare di più: abbandoniamoci a Lui! Questo solo basta. Buona domenica.

domenica 26 luglio 2009

L'arte della condivisione

Provate a immaginare centinaia di persone che ascoltano Gesù; carichi dei loro problemi e colmi di ogni speranza.
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Si fa ora di pranzo, e tra quella gente, tanti poveracci... gli Apostoli sfiduciati pensano che l'unica soluzione sia mandarli a casa, tanto non possiamo fare niente... e invece 5 pani e 2 pesci, diventano il più grande insegnamento di tutti i tempi.
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Ad offrirli è un ragazzo, che non si tira indietro (sono sicuri che tutti in tasca avevano un tozzo di pane nascosto) mette il suo poco a disposizione di tutti.
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Gesù, in questa calda domenica di Luglio, mentre tanti si stanno godendo un mare splendido, lancia ad ogni uomo il suo appello: Metti tu per primo a servizio dei fratelli, vedrai che meraviglie!
Davanti alle grandi domande sul male, spesso ci chiediamo perchè nessuno fa niente; Dio ci suggerisce di iniziare noi a fare qualcosa.
Piccoli, spesso ci riteniamo inefficaci e invece:
Dio sceglie il poco per fare grandi cose, occorre solo dirgli di Si, ed ecco che 5 pani e 2 pesci sfamano la folla, ed ecco che il piccolo pastorello Davide vince il gigante Golia.
Nella sua vita Madre Teresa di Calcutta si riteneva un apiccola matita nella mani di Dio; e Dio con quella piccola matita ha fatto un capolavoro!
Basta solo dirgli di si; fidarsi e affidarsi a Lui; abbandonarsi nelle sue braccia: e vedremo cose più grandi di queste.
B uona domenica

martedì 14 luglio 2009

Alla scuola della carità

Essere testimone dell'Amore Misericordioso di Dio, questa volontà ha sempre accompagnato san Camillo De Lellis, nella sua vita e nella sua opera.
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Un testimone dell'amore di Dio che merita essere conosciuto; non per essere semplicemente apprezzato ma per essere IMITATO, in quel cammino che tutti siamo chiamati a fare per realizzare il disegno che Dio ha per ciascuno di noi.
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Oggi la Chiesa celebra la sua festa e ho pensato di proporvi un breve profilo biografico della sua vita (innagurando proprio con san Camillo una nuova area del mio blog: testimoni dell'amore di Dio).
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I santi consolano il nostro cammino; possa san Camillo assista gli operatori sanitari e i volontari (di cui è protettore) e sostenga la nostra fede.

Camillo nacque da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia della cittadina abruzzese di Bucchianico: alla nascita, gli venne imposto il nome della madre (Camilla Compelli), che lo aveva partorito a quasi 60 anni di età; il padre, Giovanni, era un ufficiale al servizio della Spagna.

Giovane pigro e rissoso, il padre decise di avviarlo alla carriera militare. Ma, nel 1570, un' ulcera al piede lo costrinse ad abbandonare la compagnia.

Per farsi curare fu costretto a recarsi a Roma, nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Dopo la guarigione venne assunto come inserviente presso l'ospedale, ma l'esperienza fu breve: per la sua scarsa propensione al lavoro, venne allontanato.

Intanto il padre era morto. Tornò a dedicarsi alle armi, come soldato di ventura, mettendosi a servizio prima di Venezia, poi della Spagna. Ma presto tornò a condurre una vita dissoluta.

Iniziò a vagabondare per l'Italia, fino a quando non venne assunto dai Cappuccini del convento di Manfredonia. È qui che iniziò il suo percorso verso la conversione: nel 1575 decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino a Trivento. Ma l'antica piaga al piede tornò a dargli problemi: fu così costretto a tornare a Roma per curarsi.


Rimase nell'ospedale degli Incurabili per ben quattro anni. Qui maturò definitivamente la sua vocazione all'assistenza dei malati e, insieme ai primi cinque compagni che, seguendo il suo esempio, si erano consacrati alla cura degli infermi, decise di dare vita alla "compagnia dei Ministri degli Infermi" i cui primi statuti vennero approvati da papa Sisto V il 18 marzo 1586. Camillo si trasferì nel convento della Maddalena e iniziò a prestare servizio presso l'ospedale di Santo Spirito in Sassia.

Intanto, sotto la guida spirituale di Filippo Neri, riprese gli studi e, il 26 maggio 1583, fu ordinatosacerdote.

La sua Compagnia si diffuse rapidamente e, il 21 settembre 1591, fu elevata al rango di Ordine religioso(Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi) da papa Gregorio XIV rimasto impressionato dall'eroismo con cui Camillo e i suoi compagni avevano assistito i malati durante la carestia del 1590 a Roma . L'8 dicembre 1591 Camillo e i suoi primi compagni emisero la Professione religiosa di voti solenni con un quarto voto di assistenza dei malati anche con pericolo della vita. Era nato un nuovo Ordine religioso.

Gravemente malato, nel 1607 lasciò la direzione dell'Ordine ma continuò ad assistere i malati fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1614 nel conventodella Maddalena, che era diventato sede del suo Ordine, dove fu tumulato: la reliquia del suo cuore fu traslata a Bucchianico.

mercoledì 8 luglio 2009

Caritas in Veritate

Un meraviglioso testo per riflettere, ma anche per riproporsi da uomini con una fede matura e solida in un mondo segnato dall'ingiustizia e dal male.
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"La Caritas in Veritate"; terza enciclica del santo padre Benedetto XVI, prima enciclica sociale del suo pontificato che si iscrive nella lunga storia della dottrina sociale della Chiesa.
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La Chiesa, sa che il suo Signore le ha affidato il compito di edificare il Regno di Dio; Regno di giustizia e di pace. Inoltre morendo in croce Gesù ci ha rivelato la misura della nostra vita: AMARE SENZA MISURA.
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Amare: ecco il compito che il Papa ci ricorda; amare che significa donarsi senza interessi agli altri; amare che significa cercare il bene degli altri.
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Verità: è la verità ha un nome Gesù di Nazareth, vero Dio e vero uomo; la sua stessa vita diventa per noi criterio di discernimento - modello a cui conformare la nostra vita. E poi la Verità ci permette di vedere le cose così come sono.
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C'è una via che la riflessione della Chiesa indica all'uomo per realizzare quel benessere sociale che tutti vogliamo: Il bene comune.
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Non l'interesse dei singoli ma quello di tutti; un economia e un azione sociale in cui ci si orienta col criterio della fratellanza che si sviluppa nell' Etica del Volto che ci porta a riconoscere in chi ci sta davanti un fratello uguale a me in dignità.
Ecco la via per offrire a Dio la nostra collaborazione nell'edificazione del suo regno di Giustizia e di pace: un regno in cui fa legge la fraternità universale; in cui si è disposti a rinunciare al proprio interesse per quello degli altri; un regno in cui la diversità diventa ricchezza - le capacità di ciascuno vengono offerte al servizio del bene comune; in cui i poveri non piangeranno più; in cui l'ingiustizia verrà sconfitta dalla Verità.

lunedì 29 giugno 2009

nel segno di Pietro e Paolo

Oggi la Chiesa celebra la solennità dei santi Apostoli Pietro e Paolo! uno ebbe il compito di guidare la Chiesa sopratutt nell'ambito giudaico (Pietro) e l'altro portò il Vangelo fino agli estremi confini del mondo tra i pagani (Paolo).
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Due uomini che, ognuno nel loro modo di essere (diversi per carattere - per cultura - per esperienza e conoscenza di Gesù) hanno permesso al cristianesimo di giungere tra gli uomini del loro tempo, fino ai giorni nostri.
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Festeggiare i santi Pietro e Paolo significa, allora, ripartire dalle fontio della nostra fede:
> Riconoscendo Gesù come il Figio di Dio.
> Proclamando il suo immenso Amore che l'ha portato ad abbassarsi alla nostra condizione per la nostra salvezza.
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Festeggiare gli Apostoli colonna e fondamento della nostra fede significa riscoprire la gioia di dirsi cristiani di seguire il Maestro di camminare secondo le sue Vie di Giustizia e di Pace. Essere discepoli di Cristo significa riconoscere in ogni uomo un fratello, l'altro: un volto d'amare perchè come me figlio dello stesso Padre!
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Nel segno di Pietro e Paolo ci rivologiamo a Dio fonte di misericordia:
preghiamo per la Santa Chiesa e secondo le intenzioni del santo padre Benedetto XVI;
preghiamo per la pace in Iran e in tutto il mondo.
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Auguri a tutti coloro che festeggiano il loro onomastico; pomeriggio parto per Malta ci sentiamo al ritorno.
Dio vi benedica, buona giornata.

mercoledì 24 giugno 2009

Pace, pace,pace!

Certo che non bello, per nessuno aprire il telegiornale e sentire notizie di guerra e di violenza; quello che sta succendo in Iran mi indigna!
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No alla limitazionedella libertà sopratutto se fatta in maniera barbara e brutale;
no alla violenza che impedisce ai giovani di vivere!
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E poi perchè chi può continua soltanto a guardare!
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Da queste pagine l'invito ad unirci in preghiera supplicando il dono dellapace dono di Dio!

lunedì 22 giugno 2009

Che fatica crescere, ma che bello!

Eccoci qua di nuovo.
Dopo l'inteso periodo delle attività e degli esami di fine anno torno sul mio blog; con la speranza che questo spazio di condivisione ci aiuti a incontrare la Fonte della vera gioia che cambia la vita.
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Il Vangelo di ieri presentava gli apostoli impauriti dal mare in tempesta contrapposti alla fiducia di Gesù; la vera sfida che ogni giorno s'incontra è quella di rimanere fiduciosi nella prova.
"So a chi ho dato la mia fiducia", diceva san Paolo - so che camminando sulla via tracciata da Dio, nella certezza che Lui cammina affianco a me niente mi turba, anzi la prova mi fa crescere.
Faticoso crescere, si! ma che bello.

giovedì 28 maggio 2009

Pace e bene, il sole splende in questa meravigliosa giornata. e sento il bisogno di direw a ciascuno di voi: DIO VI AMA!
buona guiornata e a presto

domenica 17 maggio 2009

La misura dell'amore è amare senza misura

Dire Cristianesimo significa dire amore. Vuoi capire la mia fede chiedimi quanto amo!
Ma cosa significa amare?
Certamente non basta dire cos'è per me l'amore o identificare la nostra capacità d'amare con la misura dell'amore! 
Amare per un cristiano significa partecipare della vita stessa di Dio!
Allora: Dio stesso diventa la misura di come dobbiamo amare!

Gesù nel Vangelo di questa domenica ci dice che perchè l'AMORE sia vero dobbiamo amarci gli uni gli altri come Dio ci ha amati.
Sorge un altra domanda come ci ha amati Dio?
Il segno inequivocabile dell'Amore di Do per noi è la Croce.
L'AMORE di Dio per noi è:
Un Amore GRATUITO, senza che noi gli e lo chiedessimo egli ci ha amati!
Un Amore SENZA MISURA, si è abbassato al nostro livello per chè noi comprendessimo quanto siamo importanti per Lui.
Un Amore PRONTO al SACRIFICIO, perchè per noi non si è rifiutato di morire in croce
La misura del nostro amore, 
come dobbiamo amarci 
è l'amore che Gesù ha avuto per noi... 
un amore senza misura!
frutto di questo amore è la gioia
Buona domenica

giovedì 14 maggio 2009

Solo l’amore rende credibili

Ascoltiamo il Vangelo che in questi giorni ci sta offrendo di comprendere il centro e la rivoluzione del cristianesimo: Solo l’amore rende credibili di fronte al mondo!

“Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

       Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”. 

domenica 26 aprile 2009

Cammino di speranza e resurrezione


Il cammino che stiamo per riprendere parte da un sepolcro vuoto! un cammini che è carico delle sofferenze, delle angosce e delle prove con cui gli uomini della terra ogni giorno si confrontano; questo cammino non è solo per noi - affianco ci camminano i terremotati dell'Abbruzzo - i popoli dell'Africa e del terzo mondo - coloro che affrontano la malattia e la sofferenza. 
Che cammino? un camino di resurrezione e non potrebbe essere altrimenti - un cammino di trasformazione in cui le nostre ferite diventano le feritoie della nostra salvezza; un cammino in cui la speranza rimane fiaccola accesa che illumin ai nostri passi.

Come disse don Tonino Bello: 
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Riconciliamoci con la gioia. La Pasqua sconfigga il nostro peccato, frantumi le nostre paure e ci faccia vedere le tristezze, le malattie, i soprusi e perfino la morte, dal versante giusto: quello del “terzo giorno”. 
Da quel versante, il luogo del cranio ci apparirà come il Tabor. 
Le croci sembreranno antenne, piazzate per farci udire la musica del Cielo. 
Le sofferenze del mondo non saranno per noi i rantoli dell’agonia, ma i travagli del parto.  
E le stigmate lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, saranno le feritoie attraverso le quali scorgeremo fin d’ora le luci di un mondo nuovo!”

venerdì 27 marzo 2009

V tappa: quel volto che ci rivela la passione di Dio per noi

Il Vangelo di questa domenica (che per problemi di spazio non sono riuscito ad inserire) parte da una domanda di alcuni greci: "vogliamo vedere Gesù"; Gesù si presenta come il chicco di grano che porta frutto quando cade a terra e marcisce; come Colui che quando sarà innalzato attirerà tutti/o a se. Vi metto questa foto, ieri sera siamo stati con gli immigrati africani del centro d'accoglienza di sant'Anna a Isola Capo Rizzuto; gli occhi di questo bambino c'è li ho ancora davanti e Dio attraverso quegli occhi mi ha chiesto di rinnovargli il mio si.

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"Vogliamo vedere Gesù", questa la domanda dei greci che coincide con la nostra: vogliamo vedere Dio, che significa vogliamo conoscerlo e quindi capire chi è e cosa vuole da noi. Un desiderio quindi che accomuna tutti gli uomini di ieri e di oggi, dal nord al sud del mondo, anche coloro che ritengono di non avere bisogno di Dio; perché di Dio non si può farne a meno, e questo vale anche per chi si professa ateo, di Dio ne abbiamo bisogno perché: quando noi cerchiamo la felicità noi stiamo cercando Lui che è la fonte della vera gioia e della nostra realizzazione; E' Lui che esalta la mia dignità!
Un bisogno, quello di vedere il Signore, che significa poterlo conoscere - fare esperienza di chi è; mi sembra interessante sottolineare a me e a voi che mentre noi vediamo e conosciamo il Signore siamo chiamati a far fare la stessa esperienza a gli altri, cioè, mentre noi vediamo il Signore dobbiamo farlo vedere - con la nostra vita innanzitutto - a chi incontriamo quotidianamente e porta con se quest'anelito e questo bisogno.
Solo chi ha fatto esperienza di Lui però può aiutare gli altri ad essere attratti dal suo amore.
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A chi vuole vedere il Signore, Lui si presenta a come il chicco di grano che per portare frutto deve cadere a terra e morire! A Chi vuole conoscerlo si presenta come Colui che deve essere innalzato sulla croce per attirare tutti a se.
Gesù ci rivela il volto di Dio: un papà che è pronto a tutto per noi; se un bambino cade in un pozzo piena di melma il papà si butta nel pozzo per salvare il proprio bimbo pur sapendo che morirà; proprio così fa Dio con noi! Vuoi conoscere il signore sappi che Lui in/per Gesù ci viene incontro lì dove siamo ed è pronto a tutto per noi; gli stiamo tanto a cuore che per noi da la vita perché in noi produca frutto; nella nostra miseria ci viene incontro ci prende per mano e ci rialza.
Voglio vedere il Signore, e la sorpresa e scoprirlo al nostro fianco, nostro partner di cammino.
La nostra ricerca allora diventa impegno; buona strada e buona domenica.

giovedì 26 marzo 2009

Bellezza via per giungere alla vera felicità

Sono alla Cattedra Rosmini, 3 giorni di studio sulla figura di questo grande uomo - Antonio Rosmini - a Isola Capo Rizzuto; mi viene una riflessione pensado al bisogno di felicità in cui viviamo oggi:
Il Signore ci ha donato tutte le cose che ci circondano per aiutarci a realizzarci; il Signore ci ha creati a sua immagine e somiglianza per potersi compiacere di noi, non ostante i nostri limiti, e noi?
Spesso guardimo troppo a noi stessi, o ci esaltiamo o ci buttiamo a terra; spesso guardiamo troppo alla terra e poco verso il cielo; e pure Lui ci ha creati per fare grandi cose!
L'invito che faccio a me e a voi:
Riscopriamo il gusto delle cose, ri - impariamo a stupirci delle cose semplici, e così riusciremo ad esaltare in modo corretto la nostra dignità; e così saremo veramene felici; veramente felici se vivremo per come siamo stati sognati da Dio.

domenica 22 marzo 2009

IV Tappa: un volto che rivela amore

Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
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Mettersi di fronte agli occhi l'immagine di Gesù non provoca disgusto e pure chi guarda una persona che soffre, spesso cerca di deviare lo sguardo da un altra parte! 
Il Vangelo di oggi ci chiede di tenere fisso lo sguardo su Gesù, e questo diventa per noi causa di felicità (Salvezza).
Cosa scorgiamo nel volto del Figlio di Dio? Scopriamo che Dio ci ama, in modo nuovo però!
Gesù ci mostra che l'amore di Dio è:
  • Preventivo; è Dio che fa il primo passo verso di noi, e Lui che ci ama per primo.
  • Gratuito; Dio ci ama gratis, senza chiedere nulla in cambio.
  • Totale; senza misura
  • Libero e liberante; nessuno gli impone di amarlo e noi possiamo rifiutare il suo amore.
Davanti ad un amore così o lo si accoglie, in maniera completa o per paura si fugge; 
perché se Dio ci ama così e io accetto questo amore per forza devo rispondergli e la mia non potrà essere una risposta tiepida ma implicherà in maniera decisiva una scelta per il bene e per l'amore; le mie opere allora saranno secondo Dio e risplenderanno in mezzo agli uomini.
Buona scelta!