venerdì 28 novembre 2008

Caro Gesù ti scrivo

quanta confusione oggi in tv! per prepararci a vivere l'Avvento vi propongo questo bel video.


giovedì 27 novembre 2008

Essere Calabresi!

L'ho trovata sulla mia casella di posta elettronica e simpaticissima:
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Sei calabrese se, pur non avendo un lavoro e un euro in tasca offri il caffè al bar ai tuoi amici!
Sei calabrese se, pur non avendo un lavoro scorazzi in giro con il macchinone!
Sei calabrese se trovi sempre un secondo del tuo tempo per un sorriso!
Sei calabrese se quando incontri fuori dalla calabria un tuo concittadino che non avevi mai calcolato in città, ci parli come se usciste insieme da una vita!
Sei calabrese quando ti lamenti sempre della tua città e quando sei fuori la vanti come se fosse il paese delle meraviglie!!!
Sei calabrese se ami in modo passionale!!
Sei calabrese se dai una moneta all'uscita della metropolitana alla vecchina di 75 anni seduta sulle scale a -3 gradi!
Sei calabrese se sei gelosissimo delle persone che ritieni importanti!!
Sei calabrese quandu parri cu tutti!!!!!
Sei calabrese quando dici di non essere permaloso e ti incavoli ad ogni appunto che ti fanno!
Sei calabrese quando vivi al nord e almeno una volta al giorno ti viene nostalgia della tua terra e della sua gente!
Sei calabrese se pur vivendo al nord da più di 5 anni non perdi una virgola del tuo meraviglioso accento!!!
Sei calabrese se quando vivi fuori, almeno 1 volta al mese ricevi il pacco che ti manda tua madre da giù con tutte le cose da mangiarecalabresi!
Sei calabrese se hai almeno 1 cd di micu u pulici ovviamente masterizzato!!!!
Sei calabrese se per fare 100 metri prendi la macchina!!!!
Si potrebbe continuare all'infinito, poiché i calabresi siamo imigliori in Italia, con mille sfaccettature e modi di fare conosciuti nel Mondo!!!!!

venerdì 21 novembre 2008

Passione per Dio significa passione per l'uomo

Dice san Giovanni nella sua prima letera che non possiamo dire di amare Dio che non vediamo se non siamo capaci di prenderci cura del fratello che quotidianamente ci sta affianco, specie dei più poveri e dei più sofferenti.
Vi propongo un video e un antica preghiera di un autore Anonimo.


Cristo non ha più le mani

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Cristo non ha più le mani
ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.

Cristo non ha più piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.

Cristo non ha più voce
ha soltanto la nostra voce
per raccontare di sé agli uomini di oggi.

Cristo non ha più forze
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.

Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora;
siamo l’unico messaggio di Dio
scritto in opere e parole.


mercoledì 19 novembre 2008

L a vita è dono

Il caso Eluana sta facendo discutere tutti!
Spero che qualcuno si ferma a riflettere sul senso della vita e sulla sua ricchezza che ci è stata donata; vi propongo 2 storie che possono aiutarci a comprendere quale meraviglioso tesoro abbiamo a disposizione; A noi il compito di non sciuparlo e di valorizzarlo al massimo, consapevoli che non sappiamo quanto ci è dato di vivere possiamo fare di ogni momento, che è unico e irripetibile, quello decisivo per la nostra felicità.

Al crocicchio del villaggio

Tanto tempo fa, c'era un uomo che da anni cercava il segreto della vita. Un giorno, un saggio eremita gli indicò un pozzo che possedeva la risposta che l'uomo così ardentemente cercava.
L'uomo corse al pozzo e pose la domanda: "C'è un segreto della vita?".
Dalla profondità del pozzo echeggiò la risposta: "Vai al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi".
Pieno di speranza, l'uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un'altra legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita.
Deluso, l'uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: "Capirai in futuro". L'uomo protestò, ma l'eco delle sue proteste fu l'unica risposta che ottenne.
Credendo di essere stato raggirato, l'uomo riprese le sue peregrinazioni.
Col passare del tempo, il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell'oriente) attrasse la sua attenzione.
Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.
Affascinato, l'uomo si diresse verso il suonatore; vide le sue mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e gridò di gioia, perché aveva capito. Il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che aveva visto nelle tre botteghe al crocicchio del villaggio e che aveva giudicato senza particolare significato.

L'asino e il flauto

Abbandonato in un campo giaceva da qualche tempo un Flauto che ormai nessuno più suonava, finché un giorno un Asino che passava di là vi soffiò forte dentro facendogli produrre il suono più dolce della sua vita, della vita dell'Asino e del Flauto.
Incapaci di capire quel che era accaduto, dato che la razionalità non era il loro forte e ambedue credevano nella razionalità, si separarono in fretta, vergognandosi della cosa migliore che l'uno e l'altro avessero fatto durante la loro triste esistenza.

lunedì 17 novembre 2008

Meditando tra gli zingari: Prima è l'amore!


Questo è il post n°100!
Non vi avevo ancora comunicato che fra le attività che sono chiamato a vivere quest'anno c'è quella nel campo nomadi in via Lucrezia Della Valle; si proprio con gli zingari!
Per adesso mi sto occupando, insieme a Gabriella, Luana e Loredana della scolarizzazione: svegliamo i bambini per farli andare a scuola; poi in accampamento ci occupiamo di aiutare i ragazzi/e più grandi. Anche con loro facciamo scuola, cerchiamo di fargli imparare a leggere e a scrivere e a contare. E lì che ti accorgi di quanto sei povero e di quanto non ti prendi cura dei doni che il Signore ti ha concesso.

Nella scuoletta nel campo (una casetta di legno) c'è un vecchio sussidiario ed è li che ho trovato una bellissima poesia di LI TIEN MIN:

Prima l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima la potenza?
Ti sbagli prima viene l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima la ricchezza?
Ti sbagli viene prima l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima l'intelligenza?
Ti sbagli, prima viene l'amore!

Quello che ricevi!
Quello che dai!

domenica 16 novembre 2008

Un dono da far fruttificare


Vi capita di alzarvi al mattino e di ringraziare il Signore per i doni che vi ha concesso? Quali: la vita - delle persone che vi vogliono bene - l'intelligenza ecc.
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Tutto quello che siamo ci appartiene per dono, un dono che diventa un compito da assolvere; pensate all'inventore della penicillina: ha avuto l'intelligenza di scoprire questo farmaco salva vita (per quel tempo) avrebbe potuto non mettere a frutto la sua intelligenza o addirittura tenersi per se la scoperta, quali sarebbero state le conseguenze?
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Nel Vangelo di questa domenica Gesù racconta la parabola dei talenti: ad ognuno un datore di lavoro prima di partire affida dei talenti proporzionati alle proprie capacità e al ritorno dal suo viaggio chiede conto di come sono stati impiegati questi talenti; i primi due hanno fatto fruttificare i talenti affidati, non li hanno tenuti per se li anno condivisi e questo ha portato molto frutto; l'ultimo, ragionando più egoisticamente ha nascosto il talento e oltre al fatto di non aver portato frutto si è beccata la punizione del suo padrone.
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E IO? questa parabola ci chiede di porci di fornte alla nostra vita con due atteggiamenti:

1: impariamo a riconoscere gli immensi doni che Dio ci ha concesso, non per nostro merito, ma per puro amore, doni che non poteva affidare ad altri se non a me.
2: i doni diventano impegni: occorre usarli - bisogna condividerli - devono portare frutto.
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Il Signore in questa domenica allora c'invita a scoprirci dono e a farci dono secondo la sua volontà!!!!

Buona strada e soprattuto buon frutto.

mercoledì 12 novembre 2008

Ecco a più di un anno dalla nascita di questo blog e a qausi 100 post, si cambia veste grafica buona navigazione.

Ai miei amici, e a te che passi dal mio blog

Nel solco della novità ecco a voi una nuova sessione - interattiva - per endere il blog più dinamico; come dinamica è l'azione dello Spirito Santo.


domenica 9 novembre 2008

Basilica maggiore o basilica minore?


Oggi la Chiesa celebra la festa della dedicazione della Basilica Lateranense. Questa è la prima chiesa del mondo cattolico, fondata dall'imperatore Costantino, è la sede del ecovo di Roma (il Papa).

Ascoltiamo insieme una meravigliosa pagina di don Tonino Bello, che penso speghi benissimo cosa significa per un cristiano esteggiare la festa dell'apertura di una chiesa. Una festa che diventa un impegno quotidiano da vivere:
E’ morto l'altr’anno. Pace all'anima sua. Ma ogni volta che nella recita del breviario mi imbatto in quel versetto del salmo 8 che dice: L'hai fatto poco meno degli, angeli, non posso fare a meno di ricordarmi di lui. Povero Giuseppe! Viveva allo sbando, come un cane randagio. Aveva trentasei anni, e metà dell'esistenza l'aveva consumata nel carcere. La mala sorte un po' se l'era voluta da solo, per quella dissennata anarchia che gli covava nell'anima e lo rendeva irriducibile ai nostri canoni di persone perbene. Ma una buona porzione di sventura gliela procuravamo a rate tutti quanti. A partire da me che, avendolo accolto in casa, gli facevo pagare l'ospitalità con le mie prediche... per finire ai giovanotti dei bar vicino alla stazione, che gli pagavano la bottiglia di whisky per godersi lo spettacolo di vederlo ubriaco. La, sera, quando tornava in episcopio più tardi del solito e non gli andava di cenare, mi guardava con le pupille stralunate che si ritiravano all'insù lasciando vedere tutto il bianco degli occhi, e biascicava parole senza costrutto dalle quali, però, mi sembrava di capire: «Lo so, sono un verme, cacciami via, se vuoi: me lo merito». Quell'anno, alla fine di aprile, il santuario di Molfetta, dedicato alla Madonna dei martiri, con speciale bolla pontificia veniva solennemente elevato alla dignità di basilica minore. La città ora in festa, e per il singolare avvenimento giunse da Roma un cardinale il quale, nella notte precedente la proclamazione, volle presiedere lui stesso una veglia di preghiera che si tenne nel santuario. Parlò con trasporto di Maria suscitando un vivo entusiasmo. Poi, prima di mandare tutti a dormire, diede la parola a chi avesse voluto chiedere qualcosa. Fu allora che si alzò un giovane e, rivolgendosi proprio a me, mi chiese a bruciapelo il significato di basilica minore. Gli risposi dicendo che «basilíca» è una parola che deriva dal greco e significa «casa del re», e conclusi con enfasi che il nostro santuario di Molfetta stava per essere riconosciuto ufficialmente come dimora del Signore del cielo e della terra. Il giovane, il quale tra l'altro disse che aveva studiato il greco, replicò affermando che tutte queste cose le sapeva già, e che il significato di basilica come casa del re era per lui scontatissimo. E insistette testardamente:«Lo so che cosa vuoi dire basilica. Ma perché basilica minore?». Dovetti, mostrare nel volto un certo imbarazzo. Non avevo, infatti, le idee molto ~ chiare in proposito. Solo più tardi mi sarei fatto una cultura e avrei capito che basiliche maggiori sono quelle di Roma, e basiliche minori sono tutte le altre. Ma una risposta qualsiasi bisognava‑pur darla, e io non ero tanto umile da dichiarare lì, su due piedi, davanti a un'assemblea che mi interpellava, e davanti al cardinale che si era accorto del mio disagio, la mia scandalosa ignoranza sull'argomento. Mi venne, però, un lampo improvviso. Mi avvicinai alla parete del tempio e battendovi contro, con la mano, dissi: «Vedi, basilica minore è quella fatta di pietre, basilica maggiore è quella fatta di carne. L'uomo, insomma. Basilica maggiore sono io, sei tu! Basilica maggiore è questo bambino, è quella vecchietta, è il signor cardinale. Casa del re!». Il cardinale annuiva benevolmente col capo, Forse mi assolveva per quel. guizzo di genio. La veglia finì che era passata la mezzanotte. Fui l'ultimo a lasciare il santuario. Me ne tornavo a piedi verso casa, quando una macchina mi raggiunse e alcuni giovani mi offrirono un passaggio. Lungo la strada, commentammo insieme la serata, mentre il tergicristallo cadenzava i nostri discorsi. Ma ecco che, giunti davanti al portone dell'episcopio, si presentò allo sguardo una scena imprevista. Disteso a terra a dormire, infracidito dalla pioggia e con una bottiglia vuota tra le mani, c'era lui: Giuseppe. Sotto gli abbaglianti della macchina, aveva un non so che di selvaggio, la barba pareva più ispida, e le pupille si erano rapprese nel bianco degli occhi. Ci fermammo muti a contemplare con tristezza, finché la ragazza che era in macchina dietro di me mormorò, quasi sottovoce: «Vescovo, basilica maggiore o basilica minore?». «Basilica maggiore» risposi. E lo portammo di peso a dormire. All'alba, volli,andare a vedere se si fosse svegliato. Avevo intenzione di cantargliene quattro. Giuseppe riposava, sereno. Un respiro placido gli sollevava il petto nudo. Sotto le palpebre socchiuse luccicavano due pupille nerissime, e la barba dava al suo volto un tocco di eleganza,,, Forse stava sognando. Mi venne spontaneo rivolgermi al Signore a ripetere coi salmo: Lo hai fatto poco meno degli angeli. Mi attardai per vedere se avesse le ali. Forse le aveva nascoste sotto il guanciale.
Noi siamo la casa di Dio, e in noi che vole abitare Dio. Buona domenica nel Signore.