venerdì 5 dicembre 2008

CONSOLATE

Nella liturgia di questa seconda domenica d'Avvento, ascolteremo forte un grido che viene dal porfeta Isaia: "CONSOLATE, Consolate il mio popolo!!!!"

Ma perchè questa consolazione?:
Dio ha visitato il suo popolo, Dio mantiene le promesse - a noi e chiesto di attendere con fiducia (mille anni per Lui sono come un giorno solo) - Dio mantiene le sue promesse e Gesù è: l'inizio della realizzazione di ogni sua promessa;la buona novella che il Padre continuamente dice a noi, nel deserto della nostra sofferenza; nel deserto delle nostre prove e delle nostre povertà;


Eccovi una storia per meditare:

C'erano una volta un uomo anziano e un vecchio asino.
Un giorno, l'asino cadde in un pozzo ormai esaurito, ma profondo. Il povero animale ragliò tutto il giorno e l'uomo cercò di pensare a come tirarlo fuori dal pozzo. Alla fine, però, pensò che l'asino era molto vecchio, debole, senza contare che da tempo aveva deciso di riempire di terra il pozzo che era ormai prosciugato.
Decise di seppellire là il vecchio asino. Chiese a diversi vicini di aiutarlo; tutti presero una pala e cominciarono a gettare terra nel pozzo. L'asino si mise a ragliare con tutta la forza che aveva. Dopo un po', però, tra lo stupore generale, dal pozzo non venne più alcun suono.
Il padrone dell'asino guardò nel pozzo, credendo che l'asino fosse morto, ma vide uno spettacolo incredibile: tutte le volte in cui veniva gettata una palata di terra nel pozzo, l'asino la schiacciava con gli zoccoli. Il suo padrone e i vicini continuarono a gettare terra nel pozzo e l'asino continuò a schiacciarla, formando un mucchio sempre più alto, finché riuscì a saltare fuori.

Una scimmia da un albero gettò una noce di cocco in testa ad un saggio. L'uomo la raccolse, ne bevve il latte, mangiò la polpa, e con il guscio si fece una ciotola
La vita non smetterà mai di gettarci addosso palate di terra o noci di cocco, ma noi riuscíremo a uscire dal pozzo, se ogni volta reagiremo. Ogni problema ci offre l'opportunità di compiere un passo avanti. Ogni problema ha una soluzione, se non ci diamo per vinti...

venerdì 28 novembre 2008

Caro Gesù ti scrivo

quanta confusione oggi in tv! per prepararci a vivere l'Avvento vi propongo questo bel video.


giovedì 27 novembre 2008

Essere Calabresi!

L'ho trovata sulla mia casella di posta elettronica e simpaticissima:
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Sei calabrese se, pur non avendo un lavoro e un euro in tasca offri il caffè al bar ai tuoi amici!
Sei calabrese se, pur non avendo un lavoro scorazzi in giro con il macchinone!
Sei calabrese se trovi sempre un secondo del tuo tempo per un sorriso!
Sei calabrese se quando incontri fuori dalla calabria un tuo concittadino che non avevi mai calcolato in città, ci parli come se usciste insieme da una vita!
Sei calabrese quando ti lamenti sempre della tua città e quando sei fuori la vanti come se fosse il paese delle meraviglie!!!
Sei calabrese se ami in modo passionale!!
Sei calabrese se dai una moneta all'uscita della metropolitana alla vecchina di 75 anni seduta sulle scale a -3 gradi!
Sei calabrese se sei gelosissimo delle persone che ritieni importanti!!
Sei calabrese quandu parri cu tutti!!!!!
Sei calabrese quando dici di non essere permaloso e ti incavoli ad ogni appunto che ti fanno!
Sei calabrese quando vivi al nord e almeno una volta al giorno ti viene nostalgia della tua terra e della sua gente!
Sei calabrese se pur vivendo al nord da più di 5 anni non perdi una virgola del tuo meraviglioso accento!!!
Sei calabrese se quando vivi fuori, almeno 1 volta al mese ricevi il pacco che ti manda tua madre da giù con tutte le cose da mangiarecalabresi!
Sei calabrese se hai almeno 1 cd di micu u pulici ovviamente masterizzato!!!!
Sei calabrese se per fare 100 metri prendi la macchina!!!!
Si potrebbe continuare all'infinito, poiché i calabresi siamo imigliori in Italia, con mille sfaccettature e modi di fare conosciuti nel Mondo!!!!!

venerdì 21 novembre 2008

Passione per Dio significa passione per l'uomo

Dice san Giovanni nella sua prima letera che non possiamo dire di amare Dio che non vediamo se non siamo capaci di prenderci cura del fratello che quotidianamente ci sta affianco, specie dei più poveri e dei più sofferenti.
Vi propongo un video e un antica preghiera di un autore Anonimo.


Cristo non ha più le mani

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Cristo non ha più le mani
ha soltanto le nostre mani
per fare il suo lavoro oggi.

Cristo non ha più piedi
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.

Cristo non ha più voce
ha soltanto la nostra voce
per raccontare di sé agli uomini di oggi.

Cristo non ha più forze
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.

Noi siamo l’unica Bibbia
che i popoli leggono ancora;
siamo l’unico messaggio di Dio
scritto in opere e parole.


mercoledì 19 novembre 2008

L a vita è dono

Il caso Eluana sta facendo discutere tutti!
Spero che qualcuno si ferma a riflettere sul senso della vita e sulla sua ricchezza che ci è stata donata; vi propongo 2 storie che possono aiutarci a comprendere quale meraviglioso tesoro abbiamo a disposizione; A noi il compito di non sciuparlo e di valorizzarlo al massimo, consapevoli che non sappiamo quanto ci è dato di vivere possiamo fare di ogni momento, che è unico e irripetibile, quello decisivo per la nostra felicità.

Al crocicchio del villaggio

Tanto tempo fa, c'era un uomo che da anni cercava il segreto della vita. Un giorno, un saggio eremita gli indicò un pozzo che possedeva la risposta che l'uomo così ardentemente cercava.
L'uomo corse al pozzo e pose la domanda: "C'è un segreto della vita?".
Dalla profondità del pozzo echeggiò la risposta: "Vai al crocicchio del villaggio: là troverai ciò che cerchi".
Pieno di speranza, l'uomo obbedì, ma al luogo indicato trovò soltanto tre botteghe: una bottega vendeva fili metallici, un'altra legno e la terza pezzi di metallo. Nulla e nessuno in quei paraggi sembrava avere a che fare con la rivelazione del segreto della vita.
Deluso, l'uomo ritornò al pozzo a chiedere una spiegazione. Ma il pozzo gli rispose: "Capirai in futuro". L'uomo protestò, ma l'eco delle sue proteste fu l'unica risposta che ottenne.
Credendo di essere stato raggirato, l'uomo riprese le sue peregrinazioni.
Col passare del tempo, il ricordo di questa esperienza svanì, finché una notte, mentre stava camminando alla luce della luna, il suono di un sitar (lo strumento musicale dell'oriente) attrasse la sua attenzione.
Era una musica meravigliosa, suonata con grande maestria e ispirazione.
Affascinato, l'uomo si diresse verso il suonatore; vide le sue mani che suonavano abilmente; vide il sitar; e gridò di gioia, perché aveva capito. Il sitar era composto di fili metallici, di pezzi di metallo e di legno come quelli che aveva visto nelle tre botteghe al crocicchio del villaggio e che aveva giudicato senza particolare significato.

L'asino e il flauto

Abbandonato in un campo giaceva da qualche tempo un Flauto che ormai nessuno più suonava, finché un giorno un Asino che passava di là vi soffiò forte dentro facendogli produrre il suono più dolce della sua vita, della vita dell'Asino e del Flauto.
Incapaci di capire quel che era accaduto, dato che la razionalità non era il loro forte e ambedue credevano nella razionalità, si separarono in fretta, vergognandosi della cosa migliore che l'uno e l'altro avessero fatto durante la loro triste esistenza.

lunedì 17 novembre 2008

Meditando tra gli zingari: Prima è l'amore!


Questo è il post n°100!
Non vi avevo ancora comunicato che fra le attività che sono chiamato a vivere quest'anno c'è quella nel campo nomadi in via Lucrezia Della Valle; si proprio con gli zingari!
Per adesso mi sto occupando, insieme a Gabriella, Luana e Loredana della scolarizzazione: svegliamo i bambini per farli andare a scuola; poi in accampamento ci occupiamo di aiutare i ragazzi/e più grandi. Anche con loro facciamo scuola, cerchiamo di fargli imparare a leggere e a scrivere e a contare. E lì che ti accorgi di quanto sei povero e di quanto non ti prendi cura dei doni che il Signore ti ha concesso.

Nella scuoletta nel campo (una casetta di legno) c'è un vecchio sussidiario ed è li che ho trovato una bellissima poesia di LI TIEN MIN:

Prima l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima la potenza?
Ti sbagli prima viene l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima la ricchezza?
Ti sbagli viene prima l'amore!

Tu credi che sulla terra venga prima l'intelligenza?
Ti sbagli, prima viene l'amore!

Quello che ricevi!
Quello che dai!

domenica 16 novembre 2008

Un dono da far fruttificare


Vi capita di alzarvi al mattino e di ringraziare il Signore per i doni che vi ha concesso? Quali: la vita - delle persone che vi vogliono bene - l'intelligenza ecc.
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Tutto quello che siamo ci appartiene per dono, un dono che diventa un compito da assolvere; pensate all'inventore della penicillina: ha avuto l'intelligenza di scoprire questo farmaco salva vita (per quel tempo) avrebbe potuto non mettere a frutto la sua intelligenza o addirittura tenersi per se la scoperta, quali sarebbero state le conseguenze?
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Nel Vangelo di questa domenica Gesù racconta la parabola dei talenti: ad ognuno un datore di lavoro prima di partire affida dei talenti proporzionati alle proprie capacità e al ritorno dal suo viaggio chiede conto di come sono stati impiegati questi talenti; i primi due hanno fatto fruttificare i talenti affidati, non li hanno tenuti per se li anno condivisi e questo ha portato molto frutto; l'ultimo, ragionando più egoisticamente ha nascosto il talento e oltre al fatto di non aver portato frutto si è beccata la punizione del suo padrone.
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E IO? questa parabola ci chiede di porci di fornte alla nostra vita con due atteggiamenti:

1: impariamo a riconoscere gli immensi doni che Dio ci ha concesso, non per nostro merito, ma per puro amore, doni che non poteva affidare ad altri se non a me.
2: i doni diventano impegni: occorre usarli - bisogna condividerli - devono portare frutto.
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Il Signore in questa domenica allora c'invita a scoprirci dono e a farci dono secondo la sua volontà!!!!

Buona strada e soprattuto buon frutto.

mercoledì 12 novembre 2008

Ecco a più di un anno dalla nascita di questo blog e a qausi 100 post, si cambia veste grafica buona navigazione.

Ai miei amici, e a te che passi dal mio blog

Nel solco della novità ecco a voi una nuova sessione - interattiva - per endere il blog più dinamico; come dinamica è l'azione dello Spirito Santo.


domenica 9 novembre 2008

Basilica maggiore o basilica minore?


Oggi la Chiesa celebra la festa della dedicazione della Basilica Lateranense. Questa è la prima chiesa del mondo cattolico, fondata dall'imperatore Costantino, è la sede del ecovo di Roma (il Papa).

Ascoltiamo insieme una meravigliosa pagina di don Tonino Bello, che penso speghi benissimo cosa significa per un cristiano esteggiare la festa dell'apertura di una chiesa. Una festa che diventa un impegno quotidiano da vivere:
E’ morto l'altr’anno. Pace all'anima sua. Ma ogni volta che nella recita del breviario mi imbatto in quel versetto del salmo 8 che dice: L'hai fatto poco meno degli, angeli, non posso fare a meno di ricordarmi di lui. Povero Giuseppe! Viveva allo sbando, come un cane randagio. Aveva trentasei anni, e metà dell'esistenza l'aveva consumata nel carcere. La mala sorte un po' se l'era voluta da solo, per quella dissennata anarchia che gli covava nell'anima e lo rendeva irriducibile ai nostri canoni di persone perbene. Ma una buona porzione di sventura gliela procuravamo a rate tutti quanti. A partire da me che, avendolo accolto in casa, gli facevo pagare l'ospitalità con le mie prediche... per finire ai giovanotti dei bar vicino alla stazione, che gli pagavano la bottiglia di whisky per godersi lo spettacolo di vederlo ubriaco. La, sera, quando tornava in episcopio più tardi del solito e non gli andava di cenare, mi guardava con le pupille stralunate che si ritiravano all'insù lasciando vedere tutto il bianco degli occhi, e biascicava parole senza costrutto dalle quali, però, mi sembrava di capire: «Lo so, sono un verme, cacciami via, se vuoi: me lo merito». Quell'anno, alla fine di aprile, il santuario di Molfetta, dedicato alla Madonna dei martiri, con speciale bolla pontificia veniva solennemente elevato alla dignità di basilica minore. La città ora in festa, e per il singolare avvenimento giunse da Roma un cardinale il quale, nella notte precedente la proclamazione, volle presiedere lui stesso una veglia di preghiera che si tenne nel santuario. Parlò con trasporto di Maria suscitando un vivo entusiasmo. Poi, prima di mandare tutti a dormire, diede la parola a chi avesse voluto chiedere qualcosa. Fu allora che si alzò un giovane e, rivolgendosi proprio a me, mi chiese a bruciapelo il significato di basilica minore. Gli risposi dicendo che «basilíca» è una parola che deriva dal greco e significa «casa del re», e conclusi con enfasi che il nostro santuario di Molfetta stava per essere riconosciuto ufficialmente come dimora del Signore del cielo e della terra. Il giovane, il quale tra l'altro disse che aveva studiato il greco, replicò affermando che tutte queste cose le sapeva già, e che il significato di basilica come casa del re era per lui scontatissimo. E insistette testardamente:«Lo so che cosa vuoi dire basilica. Ma perché basilica minore?». Dovetti, mostrare nel volto un certo imbarazzo. Non avevo, infatti, le idee molto ~ chiare in proposito. Solo più tardi mi sarei fatto una cultura e avrei capito che basiliche maggiori sono quelle di Roma, e basiliche minori sono tutte le altre. Ma una risposta qualsiasi bisognava‑pur darla, e io non ero tanto umile da dichiarare lì, su due piedi, davanti a un'assemblea che mi interpellava, e davanti al cardinale che si era accorto del mio disagio, la mia scandalosa ignoranza sull'argomento. Mi venne, però, un lampo improvviso. Mi avvicinai alla parete del tempio e battendovi contro, con la mano, dissi: «Vedi, basilica minore è quella fatta di pietre, basilica maggiore è quella fatta di carne. L'uomo, insomma. Basilica maggiore sono io, sei tu! Basilica maggiore è questo bambino, è quella vecchietta, è il signor cardinale. Casa del re!». Il cardinale annuiva benevolmente col capo, Forse mi assolveva per quel. guizzo di genio. La veglia finì che era passata la mezzanotte. Fui l'ultimo a lasciare il santuario. Me ne tornavo a piedi verso casa, quando una macchina mi raggiunse e alcuni giovani mi offrirono un passaggio. Lungo la strada, commentammo insieme la serata, mentre il tergicristallo cadenzava i nostri discorsi. Ma ecco che, giunti davanti al portone dell'episcopio, si presentò allo sguardo una scena imprevista. Disteso a terra a dormire, infracidito dalla pioggia e con una bottiglia vuota tra le mani, c'era lui: Giuseppe. Sotto gli abbaglianti della macchina, aveva un non so che di selvaggio, la barba pareva più ispida, e le pupille si erano rapprese nel bianco degli occhi. Ci fermammo muti a contemplare con tristezza, finché la ragazza che era in macchina dietro di me mormorò, quasi sottovoce: «Vescovo, basilica maggiore o basilica minore?». «Basilica maggiore» risposi. E lo portammo di peso a dormire. All'alba, volli,andare a vedere se si fosse svegliato. Avevo intenzione di cantargliene quattro. Giuseppe riposava, sereno. Un respiro placido gli sollevava il petto nudo. Sotto le palpebre socchiuse luccicavano due pupille nerissime, e la barba dava al suo volto un tocco di eleganza,,, Forse stava sognando. Mi venne spontaneo rivolgermi al Signore a ripetere coi salmo: Lo hai fatto poco meno degli angeli. Mi attardai per vedere se avesse le ali. Forse le aveva nascoste sotto il guanciale.
Noi siamo la casa di Dio, e in noi che vole abitare Dio. Buona domenica nel Signore.

domenica 26 ottobre 2008

Nel cuore dell’uomo che ama comanda l’amore.


Matteo 22, 34-40: Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge? ”. Gli rispose: “ Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

Ama Dio con tutto te stesso e il prossimo tuo come te stesso!

È questo l’imperativo che riceviamo in questa XXX domenica del tempo ordinario; un imperativo che non possiamo trascurare, ne possiamo rendere relativo o piegarlo a nostro piacimento; non lascia spazio a interpretazioni soggettive.

Amare voce del verbo morire, a se stessi, significa fare spazio nella nostra vita all’unica cosa che rende l’uomo veramente uomo. Amare ed essere amato è il bisogno proprio che ciascuno di noi porta iscritto nel proprio cuore e nella propria coscienza, e solo nella misura in cui mi sforzo di amare e accetto di essere amato mi realizzo come uomo vero. Amare che diventa la misura della mia vita e il criterio di discernimento di ogni mia parola, pensiero e azione.

Chi comanda nel cuore dell’uomo che ama, è l’amore stesso che sempre ci interpella; l’amore che ci permette di percepire che Dio ha voluto essere la felicità dell’uomo; e l’uomo sarà veramente felice se realizzerà il progetto che il suo creatore ha su di lui: creato dall’Amore per amare.

Nella risposta di Gesù al dottore della legge, cogliamo il punto di partenza dell’amore per Dio e per gli altri: ama prima te stesso! Accettati per quello che sei! Datti fiducia! Solo allora sarà possibile amare Dio, i tuoi amici e perfino i tuoi nemici.

Buona domenica, buona settimana e soprattutto buon cammino di crescita nell’amore!

venerdì 24 ottobre 2008

Santa Maria donna innamorata


il vangelo di domenica, la prossima festività di tutti i santi e la commemorazione dei fratelli defunti mi spingono a condividere con voi questa preghiera di don Tonino Bello:

S
anta Maria, donna innamorata, roveto inestinguibile di amore, noi dobbiamo chiederti perdono per aver fatto un torto alla tua umanità. Ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma poi, forse per paura di contaminarti con le cose della terra, ti abbiamo esclusa dall'esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu, invece, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, perciò, a ricomporre le assurde dissociazioni con cui, in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate: una per il cielo (troppo povera in verità), e l'altra per la terra (ricca di voci, ma anemica di contenuti) .

Facci capire che l'amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall'unico incendio di Dio. Ma facci comprendere anche che, con lo stesso fuoco, oltre che accendere lampade di gioia, abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata delle cose più belle della vita.

Perciò, Santa Maria, donna innamorata, se è vero, come canta la liturgia, che tu sei la «Madre del bell'amore», accoglici alla tua scuola. lnsegnaci ad amare. È un'arte difficile che si impara lentamente. Perché si tratta di liberare la brace, senza spegnerla, da tante stratificazioni di cenere.

Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell' egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell' altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge di turbare la sua missione.

Santa Maria, donna innamorata, visto che il Signore ti ha detto: «Sono in te tutte le mie sorgenti», facci percepire che è sempre l'amore la rete sotterranea di quelle lame improvvise di felicità, che in alcuni momenti della vita ti trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere.

Solo tu puoi farci cogliere la santità che soggiace a quegli arcani trasalimenti dello spirito, quando il cuore sembra fermarsi o battere più forte, dinanzi al miracolo delle cose: i pastelli del tramonto, il profumo dell' oceano, la pioggia nel pineto, l'ultima neve di primavera, gli accordi di mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno... Vaporano allora, dal sotto suolo delle memorie, aneliti religiosi di pace, che si congiungono con attese di approdi futuri, e ti fanno sentire la presenza di Dio.

Aiutaci, perché, in quegli attimi veloci di innamoramento con l'universo, possiamo intuire che le salmodie notturne delle claustrali e i balletti delle danzatrici del Bolscjoi hanno la medesima sorgente di carità. E che la fonte ispiratrice della melodia che al mattino risuona in una cattedrale è la stessa del ritornello che si sente giungere la sera... da una rotonda sul mare: «Parlami d'amore, Mariù».





sabato 18 ottobre 2008

Il primato è di Dio nella mia vita!

Essere radicati in Dio non significa certo sfuggire dal mondo! Noi siamo nel mondo e non del mondo, non è la giustificazione che ci esenta dai nostri doveri civici, anzi e l'impegno a fermentare il mondo con la nostra presenza a fecondarlo con la nostra testimonianza civica. In tutto ciò il primato è di Dio; è lui l'epicentro da cui parte e a cui cnverge il mio vivere e il mio agire, alora niente ci scoraggia, niente ci turba, e nelle fatiche quotidiane niete ci distoglie da Lui!
Non c'è separazione tra Dio e il mondo, anzi a Dio occorre restituire e offrire le cose del mondo, che egli ha santificato con la sua Incarnazione, trasformate dal nostro impegno; l'umanità povera e fragile a Lui è più cara più d'ogni altra cosa.
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Il Vangelo di oggi ci lancia un almeno due sfide! Una al nostro senso civico - la differenza tra un cristiano e un non cristiano o un ateo si gioca anche e sopratutto nell'adesione alle leggi dello stato nella misura in cui sono eticamente giuste!
Il Testo sacro ci pone anche un ammonimento: quando tu vuoi ingannare Dio alla fine inganni solo te stesso!

Gesù oggi ci insegna:
  • stimare le cose della terra per quello che valgono, ne esaltandole ne degradandole.
  • capire che l'essenziale per te è altro dalle cose e dal potere del mondo
Cesare per dimostrare il suo potere ha bisogno di farsi raffigurare in una moneta; Dio si dimostra a noi nel volto di ogni fratello che Egli stesso ci pone al fianco, a noi tocca scorgere la sua presenza dandogli il giusto valore nella nostra vita (cioè il primato).
Buona domenica e buona settimana

il Vangelo della XXIX domenica del tempo ordinario

Eccoci al nostro appuntamento fisso, quello per cui è nato questo blog; condividere con voi la mia esperienza settimanale di preghiera.

il vangelo: Matteo 22,15-21
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? . Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e liscrizione? . Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

sabato 11 ottobre 2008

Il Cristianesimo non è una condanna ma una festa!

Eccoci alla vigilia della XXVIII domenica del tempo ordinario, in cui il Signore, come già nelle domeniche passate, ribadisce l’importanza per noi di accogliere il suo Regno qui e ora.

Nella parabola (che trovate nel post precedente) Gesù evidenzia la sollecitudine di Dio verso di noi!

La sua grazia previene la nostra povertà, il suo dono supera le nostre aspettative; Egli si prende cura di noi, gli stiamo a cuore, Si dona a noi con largita, senza distinzione tra buoni e cattivi, il Regno di Dio e per tutti; Egli si offre tutto a noi e Ci chiede soltanto di dire di sì e di disporci a questa festa, una festa di misericordia e d’amore in cui celebra le sue nozze con noi, Ci creati perché rimanessimo uniti a Lui (il peccato non è altro che divisione da Lui). La sua grazia precede la nostra fragilità, Egli mette il 99,99% dell’occorrente, a noi chiede semplicemente di dirgli di si e mettere fuori il meglio di noi. Spesso però non siamo pronti ad accettare il Suo dono che è sempre più grande delle nostre povere aspettative, perché ci porta a rinunciare ai nostri progetti o se lo facciamo c’è il rischio di accettarlo con riserva (l’uomo senza il vestito della festa).

Il Cristianesimo non è una condanna ma una festa!

Una festa che noi siamo chiamati a vivere, condividere e diffondere nella nostra storia.

Dio non è un dovere ma un desiderio!

Il suo non è un obbligo ma un invito a vivere in pienezza, un invito gratuito che va semplicemente accolto per poterci realizzare come uomini veri. L’unica condizione che pone è il vestito della festa cioè la radicalità e non le mezze misure, respirare Cristo, vivere conformandoci a Lui. Dire di si non basta, occorre rispondergli non con le parole ma coi fatti!

Il Vangelo di oggi è allora un appello alla nostra responsabilità; dire di si al Signore, accogliere la Sua gratuità e il Suo eccesso rispetto alle nostre aspettative significa vivere conformandoci a Lui.

Buona domenica e buona settimana.

Matteo 22, 1 - 14

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2 Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4 Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5 Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7 Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8 Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10 Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava labito nuziale, 12 gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senzabito nuziale? Ed egli ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti.

venerdì 10 ottobre 2008

due angeli viaggiatori

Ecco per ricominciare:

Due angeli mentre viaggiavano si fermarono per trascorrere la notte a casa di persone benestanti. La famiglia era sgarbata e si rifiutò d'alloggiare gli angeli nella stanza degli ospiti. Diedero invece agli angeli una piccola stanza fredda nell'interrato. Mentre si prepararono il letto sul pavimento duro, l'angelo più anziano vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo più giovane chiese il perchè, l'angelo più anziano rispose, “le cose non sono mai quelle che sembrano.” La notte seguente la coppia si fermò presso la casa d'un contadino e sua moglie molto poveri,ma molto ospitali. Dopo aver condiviso il po' di cibo disponibile, fecero si che gli angeli dormissero nel loro letto così permettendogli d'avere una buona notte di riposo. Quando il sole si levò il mattino seguente gli angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, il cui latte era la loro unica fonte di guadagno,era li che giaceva morta nel campo. L'angelo più giovane s'infuriò e chiese al più anziano come aveva potuto permettere che ciò accadesse? Accusandolo disse, il primo uomo aveva tutto e l'hai aiutato. La seconda famiglia aveva poco ma era desiderosa di condividere tutto e gli hai lasciato morire la mucca. “Le cose non sono mai ciò che sembrano,” rispose l'angelo più anziano. “Quando eravamo nell'interrato della grande casa, ho notato che nel buco c'era conservato dell'oro. Visto che l'uomo era così ossessionato dall'avidità e non era tanto desideroso di condividere la sua fortuna, ho sigillato il muro così non lo troverà mai più.'Ieri sera mentre dormivamo nel letto del contadino, l'angelo della morte venne per prendersi sua moglie. In sua vece gli ho dato la mucca. “Le cose non sono mai così come sembrano.” A volte è esattamente ciò che accade quando le cose non vanno così come dovrebbero. Se hai fede, c'è bisogno di credere che qualsiasi cosa accade è a tuo vantaggio. Forse non lo capirai se non più tardi...

giovedì 9 ottobre 2008

La vita del seminario e ormai ricominciata; e con la vita del seminario ad un anno dalla creazione di questo blog riprende il mio impegno di crescita insieme a voi! Gli esercizi spirituali, il convegno regionale dei seminaristi e la programmazione del nuovo anno mi hanno occupato fin ora...
Da sabato con la meditazione per la XXVIII domenica del tempo ordinario ricominceremo il cammino di riflessione insieme; piccoli pensieri che non hanno la presunzione di sostituirsi alle omelie domenicali, ma vogliono essere condivisione dei suggerimenti che la preghiera mi offre per essere un po più felici, ma felici veramente - quella felicità che non finisce di fronte alla prima prova.
Con la proposta delle meditazioni riprende anche la condivisione delle immagini che si trovano sempre alla fine della pagina.
A sabato, pace e bene.

venerdì 19 settembre 2008

Vivere da Innamorati

Stà per inizare il seminario, lunedì ricomincerà la nostra attività; ho trovato questa pagina tratta dal libro: "Cirenei della gioia"; raccoglie gli esercizi spirituali che don Tonino predica a Lourdes per dei sacrdoti. Condivido con voi questa pagina per prepararmi al ricominciare delle attività e ai miei esercizi spirituali che vivrò al santuario del Pettoruto vicino Cosenza.
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Innamorarsi di Gesù Cristo, come fa chi ama perdutamente una persona e imposta tutto il suo impegno umano e professionale su di lei, attorno a lei raccorda le scelte della sua vita, rettifica i progetti, coltiva gli interessi, adatta i gusti, corregge i difetti, modifica il suo carattere, sempre in funzione della sintonia con lei. Cosa non fa ad esempio un uomo per la sua donna, perché ha impostato la sua vita su di lei? Osservando la vita di tanti nostri amici, dei nostri compagni di studi, ci accorgiamo come l'amore totalizzante investe non soltanto l'aspetto della loro affettività, ma trascina nel suo vortice i giorni, le notte, il riposo, il lavoro, la gioia, il dolore, le delusioni, le speranze. E'un investimento totale. Quando parlo di innamoramento di Gesù Cristo voglio dire questo: un investimento totale della nostra vita. Per noi il Signore non e' una fascia, una frangia, un merletto, sia pure notevole, che si aggiunge al panneggio della nostra esistenza. L'amore per Cristo, se non ha il marchio della totalità, è ambiguo. Il Part-time, il servizio a ore, magari col compenso maggiorato per lo straordinario, con Cristo non e' ammissibile; un servizio a ore saprebbe di mercificazione.. Innamorarsi di Gesù Cristo vuol dire: conoscenza profonda di lui, dimestichezza con lui, frequenza diuturna nella sua casa, assimilazione del suo pensiero, accoglimento senza sconti delle esigenze più radicali del Vangelo. Vuol dire ricentrare davvero la vita intorno al Signore Gesù, perché la nostra esistenza, come diceva Dietrich Bonhoeffer, diventi "una esistenza teologica".

mercoledì 17 settembre 2008

Le sante stimmate di frate Francesco...

Oggi si ricorda come frate Francesco sul monte della Verna riceve il dono delle Stimmate. Tant'era l'amore di Francesco per Gesù crocifisso che Questi volle imprimere i segni della sua Santa Passione sul corpo del serafico padre.
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Francesco vive in un tempo difficile, in cui impera la povertà, in cui pochi ricchi spadroneggiano sul popolo; la lebbra e la pesta fanno il resto; chi sta bene calpesta la dignità dei poveri e dei malati.
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Sembra di leggere la pagina dei quotidiani del 2008:
crisi economica in america - lotta alla prostituzione che deprime la dignità umana - le famiglie italiane non riesco ad arrivare a fine mese - razzismo - ecc...
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I corsi e ricorsi della storia che quotidianamente ci fa imbattere con una quotidianità che attende colma di Speranza la Redenzione.
San Francesco, comprende quest'attesa di Dio, un attesa che nessuno può negare, perché quest'anelito chiuso nel cuore dell'uomo è il solo che raggiunto dona pace; Francesco si fa sevo della gente del suo tempo per aiutare ognuno a riconoscere la propria dignità e a vivere come veri figli di Dio.
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Ad ognuno di noi frate Francesco consegna questo compito: come lui anche noi dovremmo impegnarci a favore di ogni uomo specie di quelli che più soffrono, per far scoprire a tutti il disegno originale di Dio; per rendere ogni uomo cosciente dell'alta dignità che nessuno ha mai il diritto di calpestare; per difendere la dignità dei deboli.
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Pace a voi e buona giornata, san Francesco ci accompagni sulla via dell'Amore.

domenica 14 settembre 2008

Esaltazione della santa Croce

Una festa per celebrare il simbolo della nostra salvezza.

La Croce è il simbolo del rovesciamento di una cultura che vorrebbe fare a meno del dolore; falsi idoli e falsi valori vorrebbero farci dimenticare che la vera gioia si forgia col fuoco.
A chi vuole fuggire da questa via aggrapandosi alla futilità di gioie terrene e temporane non resta che l'amarezza e il vuoto di una vita instabile.

La via della croce ha come meta una tomba vuota e un corpo trasfigurato. Le ferite di Cristo crocifisso sono le feritoie da cui ciascuno di noi è chiamato a gustare una gioia eterna vera che rende la tua vita degna di essere vissuta.

Non siamo nati per soffrire, ma per affrontare le sofferenze dalla parte giusta. Quella di Gesù e di Maria che rimangono fedeli al progeto di Dio sicuri che il fine dell'uomo e il gaudio eterno.

venerdì 12 settembre 2008

Santa Maria donna in cammino

Oggi la Chiesa celebra la memoria del santissimo Nome di Maria, nel giorno dell'onomastico della Madre di Dio e nostra vi offro una preghiera di don Tonino Bello, che riconosce in Maria la donna in cammino. Uno stile di Fede chiara quello suggeritoci dal santo vescovo pugliese atraverso Maria beata perchè a creduto e perchè ogni giorno ha ascoltato e messo in pratica la Parola di Dio. (Non dimenticare di guardare, e se vuoi salvare, l'immagine a fine pagina)
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anta Maria, donna della strada, come vorremmo somigliarti nelle nostre corse trafelate, ma non abbiamo traguardi. Siamo pellegrini come te, ma senza santuari verso cui andare. Siamo più veloci di te, ma il deserto ingoia i nostri passi. Camminiamo sull' asfalto, ma il bitume cancella le nostre orme.
Forzàti del "cammina cammina", ci manca nella bisaccia di vi andanti la cartina stradale che dia senso alle nostre itineranze. E con tutti i raccordi anulari che abbiamo a disposizione, la nostra vita non si raccorda con nessuno svincolo costruttivo, le ruote girano a vuoto sugli anelli dell' assurdo, e ci ritroviamo inesorabilmente a contemplare gli stessi panorami.
Donaci, ti preghiamo, il gusto della vita. Facci assaporare l'ebbrezza delle cose. Offri risposte materne alle domande di significato circa il nostro interminabile andare. E se sotto i nostri pneumatici violenti, come un tempo sotto i tuoi piedi nudi, non spuntano più i fiori, fa' che rallentiamo almeno le nostre frenetiche corse per goderne il profumo e ammirarne la bellezza.
Santa Maria, donna della strada, fa' che i nostri sentieri siano, come lo furono i tuoi, strumento di comunicazione con la gente, e non nastri isolanti entro cui assicuriamo la nostra aristocratica solitudine.
Liberaci dall'ansia della metropoli e donaci l'impazienza di Dio.
L'impazienza di Dio ci fa allungare il passo per raggiungere i compagni di strada. L'ansia della metropoli, invece, ci rende specialisti del sorpasso. Ci fa guadagnare tempo, ma ci fa perdere il fratello che cammina accanto a noi. Ci mette nelle vene la frenesia della velocità, ma svuota di tenerezza i nostri giorni. Ci fa premere sull' acceleratore, ma non dona alla nostra fretta, come alla tua, sapori di carità. Comprime nelle sigle perfino i sentimenti, ma ci priva della gioia di quelle relazioni corte che, per essere veramente umane, hanno bisogno del gaudio di cento parole.
Santa Maria, donna della strada, «segno di sicura speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio», facci capire come, più che sulle mappe della geografia, dobbiamo cercare sulle tavole della storia le carovaniere dei nostri pellegrinaggi. È su questi itinerari che crescerà la nostra fede.
Prendici per mano e facci scorgere la presenza sacramentale di Dio sotto il filo dei giorni, negli accadimenti del tempo, nel volgere delle stagioni umane, nei tramonti delle onnipotenze terrene, nei crepuscoli mattinali di popoli nuovi, nelle attese di solidarietà che si colgono nell' aria.
Verso questi santuari dirigi i nostri passi. Per scorgere sulle sabbie dell' effimero le orme dell'eterno. Restituisci sapori di ricerca interiore alla nostra inquietudine di turisti senza meta.
Se ci vedi allo sbando, sul ciglio della strada, fermati, Samaritana dolcissima, per versare sulle nostre ferite l'olio della consolazione e il vino della speranza. E poi rimettici in carreggiata. Dalle nebbie di questa "valle di lacrime", in cui si consumano le nostre afflizioni, facci volgere gli occhi verso i monti da dove verrà l'aiuto. E allora sulle nostre strade fiorirà l'esultanza del Magnificat.
Come avvenne in quella lontana primavera, sulle alture della Giudea, quando ci salisti tu.

giovedì 11 settembre 2008

Purchè non rimanga un semplice fuoco d'artificio

Che non sia una cosa facile lo si era capito dal tempo dei greci; a guardare i ragazzi uscire da scuola i primi giorni del ritorno sui banchi lo si ricorda di più. Chi sa come andrà quest'anno! Chi sa cosa faranno questi giovani per costruirsi una vita più bella e un futuro più sereno.
L'educazione è una questione di cuore affermava san Giovanni Bosco, che di giovani ne capiva, e il ricominciare delle attività didattiche ci ricorda che occorre investire senza riserve sull'educazione e la formazione dei giovani a quei valori perenni iscritti nel cuore dell'uomo. Il futuro del mondo, oggi macchiato dalla fame - dalla guerra - dall'ingiustizia - ecc., è nelle mani di questi ragazzi; investire su di loro senza riserve è un dovere! trascurarli e non accorgersi del loro disagio è peccato grave!
L'estate, che sta per finire, è stata carica - come ogni anno del resto - di tante feste, sopratutto religiose; dal nord a sud la nostra regione si è colorata di luci, di suoni di bande, di tanti fuochi d'artificio. Per commemorare le virtù della Madre di Dio e nostra e dei santi, tanti uomini e donne non si sono risparmiati nell'organizzare feste e festeggiamenti vari.
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Il pericolo?: l'effetto fuoco d'artificio. Dopo il botto e il colore nel cielo non resta niente! La nostra vita però non può accontentarsi dello scintillio luminoso del cielo e basta, deve farsi raggiungere in profondità per poterci realizzare in pienezza!
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Celebrare Maria S.S., festeggiare i santi allora diventa un impegno: meno fuochi d'artifcio e più responsabilità nel creare un mondo più giusto! meno soldi per pagare cantanti che danno poca testimonianza di vita vissuta bene ai nostri ragazzi e più notti insonni per sforzarsi di aiutare i giovani a sentirsi più responsabili del loro futuro, della loro vita, del mondo in cui vivono, delle persone che gli stanno accanto.

venerdì 5 settembre 2008

Maria Madre della Vita, aiutaci a custodire e difendere la vita

Ieri sera ascoltando la radio per caso mi sono sintonizzato su radio Maria; stavano pregando il rosario e la giaculatoria che seguiva il gloria recitava:

Maria Madre della Vita, aiutaci a custodire e difendere la vita.

Tutto il magistero della Chiesa, soprattuto in tempi difficili, continua ad insegnare l'importanza per un cristiano di custodire il valore della vita.
Dono di Dio all'uomo la vita è quel bene prezioso che gratuitamente ci è stato dato; come ogni regalo prezioso investe tutta la responsabilità dell'uomo che non ne diviene mai il padrone.

Da qualche giorno il caso Eluana torna a far discutere da Nord a Sud l'Italia!
In India la vita di centinaia di cristiani è messa in pericolo da gruppi di fanatici indù!
Da poco sembra essersi conclusa un assurda guerra lampo in Georgia!
Ogni giorno nei sobborghi dei grandi e piccoli centri centinaia di uomini sopravvivono nelle più misere condizioni!
Ogni giorno in tanti ospedali si consuma il più terribile fra i peccati: l'aborto!

Ed io?
Rinnovato da Cristo, Via, Verità e VITA dovrei essere segno di contraddizione!

Oggi celebriamo la festa della beata Madre Teresa di Calcutta, simbolo d'integrazione e alto esempio di donna pienamente realizzata nell'amore di Dio un amore carico di segni d'attenzione verso i fratelli più sfortunati. Il suo esempio, la sua fede stuzzichino la nostra vita, il nostro impegno per i fratelli, il nostro amore a Cristo e al Vangelo è ci rendano testimoni credibili di Dio che per noi non ha disdegnato di offrire la Sua Vita!

Maria Madre della Vita, aiutaci a custodire e difendere la vita.

mercoledì 3 settembre 2008

La Chiesa dei Martiri

Cosa sarebbe stata la Chiesa se a Paolo non avessero decapitato la testa, o se Pietro non fosse stato crocifisso a testa in giù; se Lucia - Agata - Rosalia - Agenese ecc. non avessero verato il oro sangue per Cristo e per il Vangelo.
San Pio X, diceva che una Chiesa senza martiri puzza. Ma di cosa?:
Puzza di conformismo
Puzza di appiattimento
Puzza di incoerenza
e sopratutto significa che ha rinunciato a dAnnunciare Cristo e il Vangelo
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In questi giorni stiamo assistendo alle notizie che vengono dall'India, i Cristiani vengono presi di mira e perseguitati e uccisi per il semplice motivoi di riconoscere in Gesù Cristo il Signore.
Il loro sangue rende fertile la terra e realizza il Regno di Dio.
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Uniamoci in preghiera offriamo a Dio il loro sacrificio e magari anche il nostro.
Preghiamo per i giovani e per i loro sogni

Per rendere il mondo più bello c'è bisogno anche di noi!

lunedì 1 settembre 2008

Pace e bene, amici

spero che in questi mesi che per tanti imprevisti non sono riuscito a collegarmi sul blog per aggiornarlo, non abbiate rinunciato a passare di tanto in tanto da queste parti. Vi ho portato nelle mie preghiera in Terra Santa. a presto Dio vi benedica

domenica 13 luglio 2008

La gloria di Dio è l'uomo vivente

Sono di ritorno da una settimana di studio sulla figura di san Paolo e sulla comunicazione; nelle mie preghiere ho portato anche voi, visitatori del mio blog.
La notizia di Eluana, la giovane di Lecco, di cui un assurda sentenza ha permesso ad altri di decidere la sua morte, non può non interessare la nostra esperienza e la nostra vita. Uniamoci nella preghiera per questa ragazza
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Oggi la liturgia ci presenta la parabola del seminatore:
Della gloria di Dio è piena la terra, una terra fecondata dalla sua parola che interpella la nostra vita. Con uno slancio di fiducia che precede la nostra storia, Gesù semina i germi del regno nella nostra vita, aspettandosi da noi che portiamo frutto; rimane lì affianco a noi, riproponendoci ogni momento la sua sproporzionata fiducia!
Accogliamo la sua Parola permettendogli di rendere la nostra vita un inno di lode al suo nome, perché la gloria di Dio è l'uomo vivente. Buona domenica.

mercoledì 2 luglio 2008

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Quando il dolore bussa alle porte della nostra vita, spesso ci chiediamo come potremmo essere d'aiuto alla gente; di fronte al dolore però la parola più eloquente per esprimere solidarietà è il silenzio:
Il silenzio per esprimere solidarietà!
Il silenzio per esprimere rispetto!
Ieri è morto Luigi, il ragazzo di 15 anni che è rimasto in terapia intensiva per due settimane; i suoi genitori hanno deciso di donare gli organi. Luigi continuerà a vivere, la sua morte darà speranza alla vita di altre persone.
Preghiamo perché Cristo dia consolazione e pace alla sua famiglia.

giovedì 26 giugno 2008

Riconoscere il Signore nel momento del dolore

Sono sempre più convinto che il volto del Signore va riconosciuto nei fratelli che tutti i giorni incrociamo sulle nostre strade; spesso però le persone che incontro, vivono una particolare esperienza di dolore e con loro sguardo, sembra, mi interroghino sul senso della vita e sul perché del loro dolore.
Da qualche giorno, la mia comunità si sta confrontando con una particolare esperienza di dolore; un bambino di 16 anni circa, mentre giocava ha avuto un incidente e adesso è ricoverato in terapia intensiva e sta lottando per la vita.
Dio che ha fatto, Incarnandosi, la scelta degli ultimi, della povertà e della sofferenza, rimane affianco di questo bambino e della sua famiglia a dare la forza e mantenere viva la speranza; é lì che lo dobbiamo riconoscere il Signore. Il suo volto misericordioso e compassionevole è lì che dobbiamo imparare a scorgerlo.
Nello stesso tempo siamo chiamati noi, con le nostre fragilità, a riproporre la Sua presenza li dove l'uomo soffre e spera.
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Uniamoci in preghiera per questo ragazzo e per la sua famiglia.
Pace e bene

sabato 21 giugno 2008

Riconoscere il Signore

Siamo alla dodicesima domenica del tempo ordinario, e continua il discorso di Gesù sul discepolato.
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Oggi, il Signore richiama ciascuno di noi a riconoscerlo senza paura e senza vergogna di fronte agli uomini del nostro tempo; riconoscerlo che significa testimoniarlo!
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Riconoscerlo, significa, scoprire che è un Padre e che è la fonte della nostra felicità!
Riconoscerlo, significa, portarlo con noi fra le strade della nostra città, dove viviamo e lavoriamo; riconoscerlo, significa, far pesare la Sua presenza nelle nostre relazioni e sulle nostre scelte.
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Riconoscerlo , significa, fidarsi di Lui, sentirsi sorretti da Lui e affrontare ogni prova con Lui che rimane al nostro fianco.
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Pace e bene, buona domenica.

sabato 14 giugno 2008

Figlio perchè fratello

Chiamati e inviati testimoniare e far conoscere la compassione Dio per ogni suo figlio; noi stanchi e sfiniti, Lui buon samaritano che ci si mette affianco per farci gustare la sua consolazione e mentre ci consola, mentre si prende cura di noi, ci manda a far conoscere la sua misericordia e la sua consolazione a tutti i fratelli che incontreremo sulla nostra strada.
L’esperienza, che abbiamo fatto di Lui, del suo Amore, della sua Consolazione, non è un tesoro da tenere gelosamente per noi ma va condiviso con i meno fortunati di noi.
Oggi, noi siamo gli apostoli che egli chiama, dopo avere avuto compassione delle folle, oggi noi siamo i discepoli guardati con occhio attento e chiamati a uno e uno per nome, scelti con i nostri doni e i nostri limiti per portare frutti; oggi noi siamo gli apostoli mandati a portare la Sua consolazione ai poveri e ai sofferenti e a far conoscere fino agli estremi confini della terra il suo amore.
Di fronte alla compassione di Dio siamo chiamati a riconoscerci figli nel Figlio, amati in modo unico e irripetibile da Dio; e allora se tutti siamo figli, nasce l’esigenza di far conoscere a tutti i nostri fratelli questa bella notizia: essere amati da figli d un Padre speciale!
Solo nell’andare verso i miei fratelli condividendo quest’amore, si realizza la mia vocazione di figlio amato.
Pace e bene e buona domenica

lunedì 9 giugno 2008

Amicizia un dono che ti arricchisce

Da quando sono in seminario, il Signore mi ha fatto vivere amicizie e incontrare persone, che arricchiscono la mia vita; aiutandomi quotidianamente a ri-dire il mio SI al suo progetto.
L'esperienza di Curinga che mi ha fatto prendere maggiore consapevolezza su quella che sarà la mia vita da sacerdote, è una di quelle esperienze che sta continuando ad arricchirmi... ieri sera i ragazzi con cui abbiamo condiviso diversi momenti insieme, sono venuti a trovarci in seminario ed è stata subito festa; pregare il vespro insieme - mangiare insieme nel nostro refettorio - passeggiare e mangiare un gelato dopo cena, è stata una piacevole pausa nel vertiginoso tempo degli esami.
Abbiamo sperimentato la gioia di ritornare bambini, fortificando un amicizia che in Cristo sta diventando giorno dopo giorno dono per la mia vita.
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Una storia per gli amici di Curinga e per gli amici a cui voglio un bene da morire:
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Un giorno, un giovane volle consultare un anziano su un problema che gli stava a cuore."Mio signore", gli disse, "voglio confessarti una cosa: non riesco ad avere un amico. Mi sapresti dare un consiglio?"L'anziano sorrise e rispose: "Posso solo dirti di me. Quando ero ragazzo fra cento ragazzi, ne ebbi uno, di amico. Fu una cosa bellissima che diede i suoi frutti e poi terminò. Quando divenni adulto fra mille adulti, ne ebbi un altro, di amico. Fu una cosa bellissima, ma l’amico morì ed anch’io mi sentii morire. Ora che sono diventato anziano fra diecimila anziani, adulti e giovani, ho rinunciato ad avere un amico e ho preferito esserlo io, un amico, ogni giorno e ogni ora, di qualcuno che non so chi sia e non so dove sia". "Non dev’essere facile...", mormorò il giovane."Forse non lo è, perché cercare di essere amico significa, prima di tutto, rinunciare ad averne uno. Ma forse lo è, perché proprio rinunciando ad averne uno se ne possono avere tanti". "Non si saprà mai chi saranno?", domandò il giovane. "Mai. Tenere il cuore spalancato perché tutti vi possano entrare, dare sempre fiducia perché tutti ne possano attingere, rispettare ognuno perché ognuno si senta se stesso ti rende, insieme, amato ed odiato, incomprensibile ed imprendibile. Chi cerca di essere amico, è un po’ come il mare, fatto di tenera acqua, ma acqua salata. Chi ha come amico il mare, me lo sai dire?" "Il cielo", rispose il giovane. "Infatti. Chi cerca di essere amico può solo sperare che il cielo gli sorrida; e che i gabbiani non smettano di posarglisi sopra". A questo punto il giovane tacque a lungo, avvolto in profondi pensieri. Poi guardò l’anziano con uno strano sorriso e gli chiese: "Mi permetti di essere un tuo gabbiano?" L’anziano gli rispose: "Benvenuto!"

GRAZIE AMICI D'ESISTERE

venerdì 6 giugno 2008

X domenica del tempo ordinario Mt 9,9-13

ascoltiamo la Parola:


Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì.

Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori? ”. Gesù li udì e disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

Meditiamo la Parola:

La legge condanna il peccatore, Cristo lo accoglie!

La Sua vicinanza, nella mia storia, è la vera medicina; il peccato non impedisce l’esperienza di Dio la facilità, perché chi più è nel bisogno più è pronto ad accogliere chi gratuitamente si fa vicino per risanare e non per condannare.

Matteo alla chiamata di Gesù si alza - passa, cioè, da una situazione di morte e di peccato a una situazione di vita e d’amore; dalla sicurezza di un lavoro redditizio all’avventura della sequela; si scopre non più solo ma vive nuove relazione e impara a condivide.

L’incontro con Cristo:

  • Ci fa prendere consapevolezza di chi siamo veramente
  • Ci aiuta ad accorgerci dell’altro e ad accoglierlo; non siamo solo noi a soffrire, a sbagliare ecc. ma c’è ne sono altri con cui siamo chiamati a condividere e a lasciarci amare da Dio.

Per sedere a tavola con Cristo, cosa che non riescono a fare i farisei, occorre lasciare il proprio ruolo. Gesù ci guarisce fermandosi con noi, il vero peccato è non godersi la sua presenza; Egli condivide la nostra storia, è questa la misericordi a cristiana: condividere – amare – perdonare.

lunedì 2 giugno 2008

messaggio di tenerezza

Questa notte ho fatto un sogno,
ho sognato che ho camminato sulla sabbia
accompagnato dal Signore
e sullo schermo della notte erano proiettati
tutti i giorni della mia vita.

Ho guardato indietro e ho visto che
ad ogni giorno della mia vita,
apparivano due orme sulla sabbia:
una mia e una del Signore.

Così sono andato avanti, finché
tutti i miei giorni si esaurirono.

Allora mi fermai guardando indietro,
notando che in certi punti
c'era solo un'orma...
Questi posti coincidevano con i giorni
più difficili della mia vita;
i giorni di maggior angustia,
di maggiore paura e di maggior dolore.

Ho domandato, allora:
"Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me
in tutti i giorni della mia vita,
ed io ho accettato di vivere con te,
perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti
più difficili?".

Ed il Signore rispose:
"Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato
con te e che non ti avrei lasciato solo
neppure per un attimo:

i giorni in cui tu hai visto solo un'orma
sulla sabbia,
sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio".

domenica 1 giugno 2008

Ascoltare la Parola e viverla: questa è la vera fede, questo è ciò che conta davanti a Dio

IX domenica del tempo ordinario: Mt 7,21-27
Quanti di noi si professano cattolici pur andando a messa solo a Natale e a Pasqua!
Quanti si professano cristiani pur non accettando la logica del perdono e della gratuità, del primato dell'amore fraterno!
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Siamo tanto bravi a fare tante cose, anche belle, in nome di Dio: feste - raccolte di beneficenza ecc. Ma questo non basta!
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Cristo non s'impressiona dei nostri bei miracoli, dei nostri numeri neanche delle nostre, sole, emozioni di fronte all'ascolto della sua Parola: dalla Parola dobbiamo passare ai fatti; non possiamo lasciare sterile il Vangelo dobbiamo metterlo in pratica ognuno nella misura della sua vocazione. Vivere in coerenza con la propria fede, nell'ascolto della volontà del Padre, nella vita di tutti i giorni di fronte alle grandi e piccole scelte che quotidianamente siamo chiamati a fare.
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Dio potrà dirci, alla fine della vita, "non vi conosco", se non ci saremo sforzati di far prendere carne alla sua Parola; il conoscere in senso biblico e l'intimità sessuale che vivono due sposi; non essere conosciuti da Dio equivale a non vivere l'intimità con Lui ne sulla terra ne per la vita eterna.
Anche, solo, un piccolo germoglio del Suo amore in noi ci introdurrà all'intimità con Lui, a noi l'impegno di sforzarci a costruire la casa sulla roccia iniziando pian piano a metter in pratica il suo Vangelo.
Allora anche noi potremo dire di cooperare al mistero dell'Incarnazione: permettendo alla Parola di Dio di prendere carne nella nostra carne, come fu per Maria.
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Buona domenica

sabato 31 maggio 2008

Ain Karem casa della condivisione

120 km a piedi per le montagne della giudea con in grembo il Figlio di Dio per mettersi a servizio della cugina anche lei incinta. Questa la cronaca di ciò che la liturgia festeggia oggi.
Maria visita la cugina Elisabetta dopo aver ricevuto l'annuncio dell'angelo; in un mix tra gioia, paura e curiosità parte facendosi prima discepola della Parola, sentendo in Lei quella dinamicità che deve caratterizzare tutti i cristiani di ogni tempo.
L' Incarnazione di Dio è appena iniziata è già non riesce a star ferma deve raggiungere gli estremi confini della terra, iniziando da Israele; alla tristezza dell'oppressione sopraggiunge il canto di lode del Magnificat, la grande rivoluzione di Dio inizia a realizzarsi, grandi cose Egli vuole compiere in ognuno di noi chiedendoci solo di accogliere con fiducia la Sua volontà.
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Fiducia in Lui , abbandono in Lui, allora, anche nella nostra storia si compirà l'Incarnazione, anche nella nostra vita vibrerà l'anelito a metterci in cammino per portare la Buona Novella per le strade della nostra città, anche noi come Maria capiremo che la nostra fede non è un tesoro da
custodire gelosamente, nascondere e tenere solo per noi (Maria che si metta in cammino verso Ain Karem mette a rischio la sua gravidanza) ma è un dono che va condiviso.

giovedì 29 maggio 2008

Maria donna vera

Siamo alla conclusione del mese di maggiom, il mese dedicato a Maria S.S. donna vera modello per ogni donna del mondo. Ci affidamo ad una meditazione di don Tonino Bello:

Maria, donna vera

Vi confesso che rimango sconcertato anch' io. Quando penso alla Madonna (questo sogno incredibile sognato dal Signore), e poi vedo alla televisione le lacrime delle madri palestinesi, o scorgo sulle riviste missionarie i volti denutriti delle donne dell' Amazzonia, o apprendo da certi impietosi reportages le condizioni subumane delle ragazze del Bangladesh, io mi chiedo se abbia qualcosa da spartire con queste infelici creature la storia di Maria.

E quando sulla pubblica strada incrocio "una di quelle", che la miseria, più che lo smarrimento, ha spinto a vendersi per sopravvivere, mi domando se Maria tirerebbe diritto anche lei, come faccio io nella mia intemerata prudenza. Mi risulta, comunque, molto difficile immaginare quali parole, fermandosi, uscirebbero dalla sua bocca.

Così pure ogni volta che ascolto la pena di tante donne violentate dai loro uomini, tenute sotto sequestro dai loro padri, o confiscate nei diritti più elementari dalle prevaricazioni del maschio, faccio una gran fatica a supporre quale rapporto ci possa essere tra Maria e queste creature, la cui mansuetudine sembra spesso dolcezza ma è rassegnazione, si esprime come condiscendenza ma è avvilimento, mostra i lampi del sorriso ma nasconde la malinconia delle lacrime.

Anche, però, quando penso a certe donne apparentemente emancipate, mi ritorna con insistenza il problema del loro confronto con Maria.

Chi sa che la soubrette del varietà di provincia o la soprano della Scala di Milano non invochino il suo nome prima di esibirsi sul palcoscenico? O la fotomodella del rotocalco per adulti e la campionessa di pattini a rotelle non ne avvertano il fascino sovrumano? O che la violinista della filarmonica di Filadelfia e l'entraineuse di un locale notturno d'alta classe non ne percepiscano la dimensione spirituale? Che cosa pensano di lei le hostess dei boeing intercontinentali, o le componenti del corpo di ballo del Bolscioi? A parte la catenina d'argento con la medaglietta di lei appesa al collo, quali reazioni suscita il nome di Maria nelle atlete della Nazionale di pallacanestro in giro per il mondo, o nelle presentatrici della televisione, o nelle eleganti protagoniste dei salotti letterari?

Maria, insomma, è buona solo come punto di riferimento per le monache di clausura e per le ragazze tutte casa e chiesa, o è l'aspirazione struggente di ogni donna che voglia vivere in pienezza la sua femminilità?

Le donne della terra la guardano con tenerezza perché nella sua vita terrena ha riassunto i misteri dolorosi di tutte le loro soggezioni? O perché è il simbolo eloquente di chi sperimenta i misteri gaudiosi dell' esodo dai "laghi amari" dell'antica condizione servile? O perché è l'immagine che sintetizza i misteri gloriosi della definitiva liberazione della donna da tutte le schiavitù che, nel corso della storia, ne hanno sfigurato la dignità?

Sono domande, forse un po' dissennate, alle quali non so dare una risposta, ma per le quali so fare una preghiera.

Santa Maria, donna vera, icona del mondo femminile umiliato in terra d'Egitto, sottomesso alle sevizie dei faraoni di ogni tempo, condannato al ruolo di abbrustolirsi la faccia dinanzi alle pentole di cipolle, e a cuocere i mattoni per la città dei prepotenti, noi ti imploriamo per tutte le donne della terra.

Da quando sul Calvario ti trafissero l'anima, non c'è pianto di madre che ti sia estraneo, non c'è solitudine di vedova che tu non abbia sperimentato, non c'è avvilimento di donna di cui non senta l'umiliazione.

Se i soldati spogliarono Gesù delle sue vesti, il dolore spogliò te dei tuoi prestigiosi aggettivi. E apparisti semplicemente donna, al punto che il tuo unigenito morente non seppe chiamarti con altro nome: «Donna, ecco tuo figlio».

Tu che rimanesti in piedi sotto la croce, statua vivente della libertà, fa' che tutte le donne, ispirandosi alla tua fierezza femminile, sotto il diluvio delle sofferenze di ogni specie, al massimo pieghino il capo ma non curvino mai la schiena.

Santa Maria, donna vera, icona del mondo femminile che ha intrapreso finalmente le strade dell' esodo, fa' che le donne, in questa faticosa transumanza quasi da un' èra antropologica all' altra, non si disperdano come gli Ebrei «nel mare dei giunchi». Ma sappiano individuare i sentieri giusti che le portino lontano dalle egemonie dei nuovi filistei. E perché la tua immagine di donna veramente riuscita possa risplendere per tutte, come la nube luminosa nel deserto, aiuta anche la tua Chiesa a liberarti da quelle caparbie desinenze al maschile con cui ha declinato, talvolta, perfino la tua figura.

Santa Maria, donna vera, icona del mondo femminile approdato finalmente nella Terra Promessa, aiutaci a leggere la storia e a interpretare la vita, dopo tanto maschilismo imperante, con le categorie tenere e forti della femminilità.

In questo mondo così piatto, contrassegnato dall'intemperanza del raziocinio sulla intuizione, del calcolo sulla creatività, del potere sulla tenerezza, del vigore dei muscoli sulla morbida persuasione dello sguardo, tu sei l'immagine non solo della donna nuova, ma della nuova umanità preservata dai miraggi delle false liberazioni.

Aiutaci, almeno, a ringraziare Dio che, se per umanizzare la terra si serve dell'uomo senza molto riuscirei, per umanizzare l'uomo vuol servirsi della donna: nella certezza che stavolta non fallirà.

lunedì 26 maggio 2008

Arrivederci Curinga

Da ieri la mia esperienza a Curinga, durata sette mesi è finita. Un altra tappa importante del mio cammino, vissuta in pienezza è finita. Curinga, don Leonardo mi hanno dato tanto; soprattuto mi hanno fatto intravedere orizzonti e strade da intraprendere.
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Il tempo degli arrivederci è sempre un tempo faticoso, il cuore colmo di ricordi però conserva in modo indelebire i volti incontrati in questo proficuo tempo.
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Diceva spesso papa Giovanni XXIII che la volontà di Dio è la nostra Pace;
Obbedire alla volontà di Dio che si manifesta attraverso le decisioni dei mie superiori , obbedire alla volontà di Dio che mi si è fatta più chiara attraverso l'esperienza vissuta in questi mesi a Curinga, allora, sarà la mia vera pace.

Vi propongo una preghiera di don Tonino Bello: A Maria donna obbediente

Santa Maria, donna obbediente, tu che hai avuto la grazia di "camminare al cospetto di Dio", fa' che anche noi, come te, possiamo essere capaci di "cercare il suo volto".

Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche quando egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere, liberaci dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, come in un pericoloso spettacolo senza rete, ma cade sempre nelle sue braccia.

Santa Maria, donna obbediente, tu sai bene che il volto di Dio, finché cammineremo quaggiù, possiamo solo trovarlo nelle numerose mediazioni dei volti umani, e che le sue parole ci giungono solo nei riverberi poveri dei nostri vocabolari terreni.

Donaci, perciò, gli occhi della fede perché la nostra obbedienza si storicizzi nel quotidiano, dialogando con gli interlocutori effimeri che egli ha scelto come segno della sua sempiterna volontà.

Ma preservaci anche dagli appagamenti facili e dalle acquiescenze comode sui gradini intermedi che ci impediscono di risalire fino a te. Non è raro, infatti, che gli istinti idolatrici, non ancora spenti nel nostro cuore, ci facciano scambiare per obbedienza evangelica ciò che è solo cortigianeria, e per raffinata virtù ciò che è solo squallido tornaconto.

Santa Maria, donna obbediente, tu che per salvare la vita di tuo figlio hai eluso gli ordini dei tiranni e, fuggendo in Egitto, sei divenuta per noi l'icona della resistenza passiva e della disobbedienza civile, donaci la fierezza dell'obiezione, ogni volta che la coscienza ci suggerisce che "si deve obbedire a Dio piuttosto che agli uomini".

Santa Maria, donna obbediente, tu che per salvare la vita di tuo figlio hai eluso gli ordini dei tiranni e, fuggendo in Egitto, sei divenuta per noi l'icona della resistenza passiva e della disobbedienza civile, donaci la fierezza dell'obiezione, ogni volta che la coscienza ci suggerisce che "si deve obbedire a Dio piuttosto che agli uomini".