martedì 27 gennaio 2009

giornata della memoria un impegno per la pace

Ieri ho partecipato ad un incontro che ricorda lo sterminio degli zingari nei campi di concentramento nazisti. E' stato presentato un video - testiminianza di uno zingaro sopravvisuto agli esperimenti dei Nazisti, una crudeltà inaudita, cose che non riesco a riportare su queste pagine, perchè di fronte ad un racconto del generare il rispetto impone il silenzio e la preghiera.
Ricordare l'olocausto, significa impegnarsi perchè nessuna forma di odio razziale, di discrminazione possa esistere ancora oggi.
E allora un giorno che significa un impegno per la pace:

venerdì 16 gennaio 2009

Girotondo per la pace

Si alla resistenza non armata! Si alla non violenza! Si al dialogo. L'impegno pastorale del mio maestro don Tonino Bello è stato tutto mosso a costruire ponti pace fra le generazioni del suo tempo. Nel 1991 malato di tumore e a quasi 4 mesi dalla sua morte nella notte di Natale parte con 10o persone di notte per la Jugoslavia ancora intrisa dalla guerra.
Nella terra di Gesù, dove trovano fondamento le 3 più gradi religioni del mondo il sangue corre senza interruzione. Ma il volto di Dio è sempre lo stesso quello della pace e dove non c'è pace non c'è Dio qualsiesi sia il suo Nome.

In tempo di guerra mentre tutti sognano la pace, con le parole di un grade poeta (Fabrizio De Andrè):

mercoledì 14 gennaio 2009

La Fede che sposta le montagne

Su Facebook un mio compaesano si chiedeva, a proposito di san Rocco, se la nostra deozione verso questo gigante della carit cristiana era più qualcosa di emozionale - legata all'immagine - che quanlcosa di radicato dentro.

Penso che quando si parla di fede mettere da parte le emozioni sia sbagliato, la fede incontra l'uomo vero e completo che non può fare a meno delle emozioni.
La Fede è cammino, non una corsa, che inizia dalle emozioni e strada facendo le supera ... mi spiego: all'inizo del cammino avrò bisogno dell'immagine di Gesù per poter pregare, cammin facendo mi accorgerò che per pregare basta la disposizione dle cuore ad accoglier Dio che visita e rinnova la mia vita. Ne fece esperienza la mistica Teresa d'Avila prima donna che la Chiesa proclama santa con titolo di dottore, cioè maestro della fede.

La fede che smuove le montagne è cammino, un cammio che si fa interessante solo quando ciascuno di noi impara ad affidarsi a Dio solo così - fidandosi e affidandosi a Lui - si può dire alle montagne di spostarsi.

lunedì 12 gennaio 2009

Maria donna senza retorica


Sono bloccato a letto dall'influenza! ho così l'opportunità di convidere con voi una preghiera di don Tonino Bello che ci è stata conseganata da mons. Bertolone sera dell'8 gennaio quando mi ha isituito lettore.


Lo so bene: non e un’invocazione da mettere nelle litanie lauretane. Ma se dovessimo riformulare le nostre preghiere a Maria in termini più umani il primo appellativo da darle dovrebbe essere questo: donna senza retorica.

Donna vera, prima di tutto. Come Antonella, la ragazza di Beppe, che ancora non può sposarsi perché disoccupata e anche lui è senza lavoro. Come Angela, la parrucchiera della città vecchia che vive felice con suo marito. Come Isabella, la vedova di Leo che il mese scorso è morto in un naufragio lasciandola con tre figli sulle spalle. Come Rosanna, la suora stimmatina che lavora tra i tossicodipendenti della Casa di accoglienza di Ruvo.

Donna vera, perché acqua e sapone. Perché senza trucchi spirituali. Perché, pur benedetta tra tutte le donne, passerebbe irriconoscibile in mezzo a loro se non fosse per quell'abbigliamento che Dio ha voluto confezionarle su misura: «vestita di sole e coronata di stelle».

Donna vera, ma, soprattutto, donna di poche parole. Non perché timida, come Rossella che tace sempre per paura di sbagliare. Non perché irresoluta, come Daniela che si arrende sistematicamente ai soprusi del marito, al punto che tronca ogni discussione dandogli sempre ragione. Non perché arida di sentimenti o incapace di esprimerli, come Lella, che pure di sentimenti ne ha da vendere, ma non sa mai da dove cominciare e rimane sempre zitta.

Donna di poche parole, perché, afferrata dalla Parola, ne ha così vissuta la lancinante essenzialità, da saper distinguere senza molta fatica il genuino tra mille surrogati, il panno forte nella sporta degli straccivendoli, la voce autentica in una libreria di apocrifi, il quadro d'autore nel cumulo delle contraffazioni.

Nessun linguaggio umano deve essere stato così pregnante come quello di Maria. Fatto di monosillabi, veloci come un "sì". O di sussurri, brevi come un fiat. O di abbandoni, totali come un amen. O di riverberi biblici, ricuciti dal filo di una sapienza antica, alimentata da fecondi silenzi.

Icona dell'antiretorica, non posa per nessuno. Neppure per il suo Dio. Tanto meno per i predicatori, che l'hanno spesso usata per gli sfoghi della loro prolissità.

Proprio perché in lei non c'è nulla di declamatorio, ma tutto è preghiera, vogliamo farci accompagnare da lei lungo i tornanti della nostra povera vita, in un digiuno che sia, soprattutto, di parole.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza.

Abili nell'usare la parola per nascondere i pensieri più che per rivelarli, abbiamo perso il gusto della semplicità.

Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non si ha nulla da dire, siamo diventati prolissi e incontinenti.

Esperti nel tessere ragnatele di vocaboli sui crateri del "non senso", precipitiamo spesso nelle trappole nere dell'assurdo come mosche nel calamaio.

Incapaci di andare alla sostanza delle cose, ci siamo creati un'anima barocca che adopera i vocaboli come fossero stucchi, e aggiriamo i problemi con le volute delle nostre furbizie letterarie.

Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi peccatori, sulle cui labbra la parola si sfarina in un turbine di suoni senza senso. Si sfalda in mille squame di accenti disperati. Si fa voce, ma senza farsi mai carne. Ci riempie la bocca, ma lascia vuoto il grembo. Ci dà l'illusione della comunione, ma non raggiunge neppure la dignità del soliloquio. E anche dopo che ne abbiamo pronunciate tante, perfino con eleganza e a getto continuo, ci lascia nella pena di una indicibile aridità: come i mascheroni di certe fontane che non danno più acqua e sul cui volto è rimasta soltanto la contrazione del ghigno.

Santa Maria, donna senza retorica, la cui sovrumana grandezza è sospesa al rapidissimo fremito di un fiat, prega per noi peccatori, perennemente esposti, tra convalescenze e ricadute, all'intossicazione di parole.

Proteggi le nostre labbra da gonfiori inutili. Fa' che le nostre voci, ridotte all'essenziale, partano sempre dai recinti del mistero e rechino il profumo del silenzio.

Rendici come te, sacramento della trasparenza.

E aiutaci, finalmente, perché nella brevità di un "sì" detto a Dio ci sia dolce naufragare: come in un mare sterminato.

sabato 10 gennaio 2009

Immortality

E' da tanto che non aggiorno il mio blog, tanto è successo!
Vi porpongo questo video che dedico a degli amici speciali...