domenica 26 luglio 2009

L'arte della condivisione

Provate a immaginare centinaia di persone che ascoltano Gesù; carichi dei loro problemi e colmi di ogni speranza.
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Si fa ora di pranzo, e tra quella gente, tanti poveracci... gli Apostoli sfiduciati pensano che l'unica soluzione sia mandarli a casa, tanto non possiamo fare niente... e invece 5 pani e 2 pesci, diventano il più grande insegnamento di tutti i tempi.
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Ad offrirli è un ragazzo, che non si tira indietro (sono sicuri che tutti in tasca avevano un tozzo di pane nascosto) mette il suo poco a disposizione di tutti.
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Gesù, in questa calda domenica di Luglio, mentre tanti si stanno godendo un mare splendido, lancia ad ogni uomo il suo appello: Metti tu per primo a servizio dei fratelli, vedrai che meraviglie!
Davanti alle grandi domande sul male, spesso ci chiediamo perchè nessuno fa niente; Dio ci suggerisce di iniziare noi a fare qualcosa.
Piccoli, spesso ci riteniamo inefficaci e invece:
Dio sceglie il poco per fare grandi cose, occorre solo dirgli di Si, ed ecco che 5 pani e 2 pesci sfamano la folla, ed ecco che il piccolo pastorello Davide vince il gigante Golia.
Nella sua vita Madre Teresa di Calcutta si riteneva un apiccola matita nella mani di Dio; e Dio con quella piccola matita ha fatto un capolavoro!
Basta solo dirgli di si; fidarsi e affidarsi a Lui; abbandonarsi nelle sue braccia: e vedremo cose più grandi di queste.
B uona domenica

martedì 14 luglio 2009

Alla scuola della carità

Essere testimone dell'Amore Misericordioso di Dio, questa volontà ha sempre accompagnato san Camillo De Lellis, nella sua vita e nella sua opera.
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Un testimone dell'amore di Dio che merita essere conosciuto; non per essere semplicemente apprezzato ma per essere IMITATO, in quel cammino che tutti siamo chiamati a fare per realizzare il disegno che Dio ha per ciascuno di noi.
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Oggi la Chiesa celebra la sua festa e ho pensato di proporvi un breve profilo biografico della sua vita (innagurando proprio con san Camillo una nuova area del mio blog: testimoni dell'amore di Dio).
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I santi consolano il nostro cammino; possa san Camillo assista gli operatori sanitari e i volontari (di cui è protettore) e sostenga la nostra fede.

Camillo nacque da una famiglia appartenente alla piccola aristocrazia della cittadina abruzzese di Bucchianico: alla nascita, gli venne imposto il nome della madre (Camilla Compelli), che lo aveva partorito a quasi 60 anni di età; il padre, Giovanni, era un ufficiale al servizio della Spagna.

Giovane pigro e rissoso, il padre decise di avviarlo alla carriera militare. Ma, nel 1570, un' ulcera al piede lo costrinse ad abbandonare la compagnia.

Per farsi curare fu costretto a recarsi a Roma, nell'ospedale di San Giacomo degli Incurabili. Dopo la guarigione venne assunto come inserviente presso l'ospedale, ma l'esperienza fu breve: per la sua scarsa propensione al lavoro, venne allontanato.

Intanto il padre era morto. Tornò a dedicarsi alle armi, come soldato di ventura, mettendosi a servizio prima di Venezia, poi della Spagna. Ma presto tornò a condurre una vita dissoluta.

Iniziò a vagabondare per l'Italia, fino a quando non venne assunto dai Cappuccini del convento di Manfredonia. È qui che iniziò il suo percorso verso la conversione: nel 1575 decise di abbracciare la vita religiosa e di diventare un frate cappuccino a Trivento. Ma l'antica piaga al piede tornò a dargli problemi: fu così costretto a tornare a Roma per curarsi.


Rimase nell'ospedale degli Incurabili per ben quattro anni. Qui maturò definitivamente la sua vocazione all'assistenza dei malati e, insieme ai primi cinque compagni che, seguendo il suo esempio, si erano consacrati alla cura degli infermi, decise di dare vita alla "compagnia dei Ministri degli Infermi" i cui primi statuti vennero approvati da papa Sisto V il 18 marzo 1586. Camillo si trasferì nel convento della Maddalena e iniziò a prestare servizio presso l'ospedale di Santo Spirito in Sassia.

Intanto, sotto la guida spirituale di Filippo Neri, riprese gli studi e, il 26 maggio 1583, fu ordinatosacerdote.

La sua Compagnia si diffuse rapidamente e, il 21 settembre 1591, fu elevata al rango di Ordine religioso(Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi) da papa Gregorio XIV rimasto impressionato dall'eroismo con cui Camillo e i suoi compagni avevano assistito i malati durante la carestia del 1590 a Roma . L'8 dicembre 1591 Camillo e i suoi primi compagni emisero la Professione religiosa di voti solenni con un quarto voto di assistenza dei malati anche con pericolo della vita. Era nato un nuovo Ordine religioso.

Gravemente malato, nel 1607 lasciò la direzione dell'Ordine ma continuò ad assistere i malati fino alla morte, avvenuta il 14 luglio 1614 nel conventodella Maddalena, che era diventato sede del suo Ordine, dove fu tumulato: la reliquia del suo cuore fu traslata a Bucchianico.

mercoledì 8 luglio 2009

Caritas in Veritate

Un meraviglioso testo per riflettere, ma anche per riproporsi da uomini con una fede matura e solida in un mondo segnato dall'ingiustizia e dal male.
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"La Caritas in Veritate"; terza enciclica del santo padre Benedetto XVI, prima enciclica sociale del suo pontificato che si iscrive nella lunga storia della dottrina sociale della Chiesa.
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La Chiesa, sa che il suo Signore le ha affidato il compito di edificare il Regno di Dio; Regno di giustizia e di pace. Inoltre morendo in croce Gesù ci ha rivelato la misura della nostra vita: AMARE SENZA MISURA.
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Amare: ecco il compito che il Papa ci ricorda; amare che significa donarsi senza interessi agli altri; amare che significa cercare il bene degli altri.
nella
Verità: è la verità ha un nome Gesù di Nazareth, vero Dio e vero uomo; la sua stessa vita diventa per noi criterio di discernimento - modello a cui conformare la nostra vita. E poi la Verità ci permette di vedere le cose così come sono.
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C'è una via che la riflessione della Chiesa indica all'uomo per realizzare quel benessere sociale che tutti vogliamo: Il bene comune.
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Non l'interesse dei singoli ma quello di tutti; un economia e un azione sociale in cui ci si orienta col criterio della fratellanza che si sviluppa nell' Etica del Volto che ci porta a riconoscere in chi ci sta davanti un fratello uguale a me in dignità.
Ecco la via per offrire a Dio la nostra collaborazione nell'edificazione del suo regno di Giustizia e di pace: un regno in cui fa legge la fraternità universale; in cui si è disposti a rinunciare al proprio interesse per quello degli altri; un regno in cui la diversità diventa ricchezza - le capacità di ciascuno vengono offerte al servizio del bene comune; in cui i poveri non piangeranno più; in cui l'ingiustizia verrà sconfitta dalla Verità.