domenica 26 ottobre 2008

Nel cuore dell’uomo che ama comanda l’amore.


Matteo 22, 34-40: Allora i farisei, udito che egli aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge? ”. Gli rispose: “ Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

Ama Dio con tutto te stesso e il prossimo tuo come te stesso!

È questo l’imperativo che riceviamo in questa XXX domenica del tempo ordinario; un imperativo che non possiamo trascurare, ne possiamo rendere relativo o piegarlo a nostro piacimento; non lascia spazio a interpretazioni soggettive.

Amare voce del verbo morire, a se stessi, significa fare spazio nella nostra vita all’unica cosa che rende l’uomo veramente uomo. Amare ed essere amato è il bisogno proprio che ciascuno di noi porta iscritto nel proprio cuore e nella propria coscienza, e solo nella misura in cui mi sforzo di amare e accetto di essere amato mi realizzo come uomo vero. Amare che diventa la misura della mia vita e il criterio di discernimento di ogni mia parola, pensiero e azione.

Chi comanda nel cuore dell’uomo che ama, è l’amore stesso che sempre ci interpella; l’amore che ci permette di percepire che Dio ha voluto essere la felicità dell’uomo; e l’uomo sarà veramente felice se realizzerà il progetto che il suo creatore ha su di lui: creato dall’Amore per amare.

Nella risposta di Gesù al dottore della legge, cogliamo il punto di partenza dell’amore per Dio e per gli altri: ama prima te stesso! Accettati per quello che sei! Datti fiducia! Solo allora sarà possibile amare Dio, i tuoi amici e perfino i tuoi nemici.

Buona domenica, buona settimana e soprattutto buon cammino di crescita nell’amore!

venerdì 24 ottobre 2008

Santa Maria donna innamorata


il vangelo di domenica, la prossima festività di tutti i santi e la commemorazione dei fratelli defunti mi spingono a condividere con voi questa preghiera di don Tonino Bello:

S
anta Maria, donna innamorata, roveto inestinguibile di amore, noi dobbiamo chiederti perdono per aver fatto un torto alla tua umanità. Ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma poi, forse per paura di contaminarti con le cose della terra, ti abbiamo esclusa dall'esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu, invece, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, perciò, a ricomporre le assurde dissociazioni con cui, in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate: una per il cielo (troppo povera in verità), e l'altra per la terra (ricca di voci, ma anemica di contenuti) .

Facci capire che l'amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall'unico incendio di Dio. Ma facci comprendere anche che, con lo stesso fuoco, oltre che accendere lampade di gioia, abbiamo la triste possibilità di fare terra bruciata delle cose più belle della vita.

Perciò, Santa Maria, donna innamorata, se è vero, come canta la liturgia, che tu sei la «Madre del bell'amore», accoglici alla tua scuola. lnsegnaci ad amare. È un'arte difficile che si impara lentamente. Perché si tratta di liberare la brace, senza spegnerla, da tante stratificazioni di cenere.

Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell' egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell' altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge di turbare la sua missione.

Santa Maria, donna innamorata, visto che il Signore ti ha detto: «Sono in te tutte le mie sorgenti», facci percepire che è sempre l'amore la rete sotterranea di quelle lame improvvise di felicità, che in alcuni momenti della vita ti trapassano lo spirito, ti riconciliano con le cose e ti danno la gioia di esistere.

Solo tu puoi farci cogliere la santità che soggiace a quegli arcani trasalimenti dello spirito, quando il cuore sembra fermarsi o battere più forte, dinanzi al miracolo delle cose: i pastelli del tramonto, il profumo dell' oceano, la pioggia nel pineto, l'ultima neve di primavera, gli accordi di mille violini suonati dal vento, tutti i colori dell'arcobaleno... Vaporano allora, dal sotto suolo delle memorie, aneliti religiosi di pace, che si congiungono con attese di approdi futuri, e ti fanno sentire la presenza di Dio.

Aiutaci, perché, in quegli attimi veloci di innamoramento con l'universo, possiamo intuire che le salmodie notturne delle claustrali e i balletti delle danzatrici del Bolscjoi hanno la medesima sorgente di carità. E che la fonte ispiratrice della melodia che al mattino risuona in una cattedrale è la stessa del ritornello che si sente giungere la sera... da una rotonda sul mare: «Parlami d'amore, Mariù».





sabato 18 ottobre 2008

Il primato è di Dio nella mia vita!

Essere radicati in Dio non significa certo sfuggire dal mondo! Noi siamo nel mondo e non del mondo, non è la giustificazione che ci esenta dai nostri doveri civici, anzi e l'impegno a fermentare il mondo con la nostra presenza a fecondarlo con la nostra testimonianza civica. In tutto ciò il primato è di Dio; è lui l'epicentro da cui parte e a cui cnverge il mio vivere e il mio agire, alora niente ci scoraggia, niente ci turba, e nelle fatiche quotidiane niete ci distoglie da Lui!
Non c'è separazione tra Dio e il mondo, anzi a Dio occorre restituire e offrire le cose del mondo, che egli ha santificato con la sua Incarnazione, trasformate dal nostro impegno; l'umanità povera e fragile a Lui è più cara più d'ogni altra cosa.
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Il Vangelo di oggi ci lancia un almeno due sfide! Una al nostro senso civico - la differenza tra un cristiano e un non cristiano o un ateo si gioca anche e sopratutto nell'adesione alle leggi dello stato nella misura in cui sono eticamente giuste!
Il Testo sacro ci pone anche un ammonimento: quando tu vuoi ingannare Dio alla fine inganni solo te stesso!

Gesù oggi ci insegna:
  • stimare le cose della terra per quello che valgono, ne esaltandole ne degradandole.
  • capire che l'essenziale per te è altro dalle cose e dal potere del mondo
Cesare per dimostrare il suo potere ha bisogno di farsi raffigurare in una moneta; Dio si dimostra a noi nel volto di ogni fratello che Egli stesso ci pone al fianco, a noi tocca scorgere la sua presenza dandogli il giusto valore nella nostra vita (cioè il primato).
Buona domenica e buona settimana

il Vangelo della XXIX domenica del tempo ordinario

Eccoci al nostro appuntamento fisso, quello per cui è nato questo blog; condividere con voi la mia esperienza settimanale di preghiera.

il vangelo: Matteo 22,15-21
Allora i farisei, ritiratisi, tennero consiglio per vedere di coglierlo in fallo nei suoi discorsi. Mandarono dunque a lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità e non hai soggezione di nessuno perché non guardi in faccia ad alcuno. Dicci dunque il tuo parere: È lecito o no pagare il tributo a Cesare? . Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: Ipocriti, perché mi tentate? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: Di chi è questa immagine e liscrizione? . Gli risposero: Di Cesare. Allora disse loro: Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.

sabato 11 ottobre 2008

Il Cristianesimo non è una condanna ma una festa!

Eccoci alla vigilia della XXVIII domenica del tempo ordinario, in cui il Signore, come già nelle domeniche passate, ribadisce l’importanza per noi di accogliere il suo Regno qui e ora.

Nella parabola (che trovate nel post precedente) Gesù evidenzia la sollecitudine di Dio verso di noi!

La sua grazia previene la nostra povertà, il suo dono supera le nostre aspettative; Egli si prende cura di noi, gli stiamo a cuore, Si dona a noi con largita, senza distinzione tra buoni e cattivi, il Regno di Dio e per tutti; Egli si offre tutto a noi e Ci chiede soltanto di dire di sì e di disporci a questa festa, una festa di misericordia e d’amore in cui celebra le sue nozze con noi, Ci creati perché rimanessimo uniti a Lui (il peccato non è altro che divisione da Lui). La sua grazia precede la nostra fragilità, Egli mette il 99,99% dell’occorrente, a noi chiede semplicemente di dirgli di si e mettere fuori il meglio di noi. Spesso però non siamo pronti ad accettare il Suo dono che è sempre più grande delle nostre povere aspettative, perché ci porta a rinunciare ai nostri progetti o se lo facciamo c’è il rischio di accettarlo con riserva (l’uomo senza il vestito della festa).

Il Cristianesimo non è una condanna ma una festa!

Una festa che noi siamo chiamati a vivere, condividere e diffondere nella nostra storia.

Dio non è un dovere ma un desiderio!

Il suo non è un obbligo ma un invito a vivere in pienezza, un invito gratuito che va semplicemente accolto per poterci realizzare come uomini veri. L’unica condizione che pone è il vestito della festa cioè la radicalità e non le mezze misure, respirare Cristo, vivere conformandoci a Lui. Dire di si non basta, occorre rispondergli non con le parole ma coi fatti!

Il Vangelo di oggi è allora un appello alla nostra responsabilità; dire di si al Signore, accogliere la Sua gratuità e il Suo eccesso rispetto alle nostre aspettative significa vivere conformandoci a Lui.

Buona domenica e buona settimana.

Matteo 22, 1 - 14

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: 2 Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. 3 Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. 4 Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. 5 Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; 6 altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero.

7 Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 8 Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; 9 andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. 10 Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. 11 Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava labito nuziale, 12 gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senzabito nuziale? Ed egli ammutolì. 13 Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. 14 Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti.

venerdì 10 ottobre 2008

due angeli viaggiatori

Ecco per ricominciare:

Due angeli mentre viaggiavano si fermarono per trascorrere la notte a casa di persone benestanti. La famiglia era sgarbata e si rifiutò d'alloggiare gli angeli nella stanza degli ospiti. Diedero invece agli angeli una piccola stanza fredda nell'interrato. Mentre si prepararono il letto sul pavimento duro, l'angelo più anziano vide un buco nel muro e lo riparò. Quando l'angelo più giovane chiese il perchè, l'angelo più anziano rispose, “le cose non sono mai quelle che sembrano.” La notte seguente la coppia si fermò presso la casa d'un contadino e sua moglie molto poveri,ma molto ospitali. Dopo aver condiviso il po' di cibo disponibile, fecero si che gli angeli dormissero nel loro letto così permettendogli d'avere una buona notte di riposo. Quando il sole si levò il mattino seguente gli angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacrime. La loro unica mucca, il cui latte era la loro unica fonte di guadagno,era li che giaceva morta nel campo. L'angelo più giovane s'infuriò e chiese al più anziano come aveva potuto permettere che ciò accadesse? Accusandolo disse, il primo uomo aveva tutto e l'hai aiutato. La seconda famiglia aveva poco ma era desiderosa di condividere tutto e gli hai lasciato morire la mucca. “Le cose non sono mai ciò che sembrano,” rispose l'angelo più anziano. “Quando eravamo nell'interrato della grande casa, ho notato che nel buco c'era conservato dell'oro. Visto che l'uomo era così ossessionato dall'avidità e non era tanto desideroso di condividere la sua fortuna, ho sigillato il muro così non lo troverà mai più.'Ieri sera mentre dormivamo nel letto del contadino, l'angelo della morte venne per prendersi sua moglie. In sua vece gli ho dato la mucca. “Le cose non sono mai così come sembrano.” A volte è esattamente ciò che accade quando le cose non vanno così come dovrebbero. Se hai fede, c'è bisogno di credere che qualsiasi cosa accade è a tuo vantaggio. Forse non lo capirai se non più tardi...

giovedì 9 ottobre 2008

La vita del seminario e ormai ricominciata; e con la vita del seminario ad un anno dalla creazione di questo blog riprende il mio impegno di crescita insieme a voi! Gli esercizi spirituali, il convegno regionale dei seminaristi e la programmazione del nuovo anno mi hanno occupato fin ora...
Da sabato con la meditazione per la XXVIII domenica del tempo ordinario ricominceremo il cammino di riflessione insieme; piccoli pensieri che non hanno la presunzione di sostituirsi alle omelie domenicali, ma vogliono essere condivisione dei suggerimenti che la preghiera mi offre per essere un po più felici, ma felici veramente - quella felicità che non finisce di fronte alla prima prova.
Con la proposta delle meditazioni riprende anche la condivisione delle immagini che si trovano sempre alla fine della pagina.
A sabato, pace e bene.