Eccoci alla vigilia della XXVIII domenica del tempo ordinario, in cui il Signore, come già nelle domeniche passate, ribadisce l’importanza per noi di accogliere il suo Regno qui e ora.
Nella parabola (che trovate nel post precedente) Gesù evidenzia la sollecitudine di Dio verso di noi!
La sua grazia previene la nostra povertà, il suo dono supera le nostre aspettative; Egli si prende cura di noi, gli stiamo a cuore, Si dona a noi con largita, senza distinzione tra buoni e cattivi, il Regno di Dio e per tutti; Egli si offre tutto a noi e Ci chiede soltanto di dire di sì e di disporci a questa festa, una festa di misericordia e d’amore in cui celebra le sue nozze con noi, Ci creati perché rimanessimo uniti a Lui (il peccato non è altro che divisione da Lui). La sua grazia precede la nostra fragilità, Egli mette il 99,99% dell’occorrente, a noi chiede semplicemente di dirgli di si e mettere fuori il meglio di noi. Spesso però non siamo pronti ad accettare il Suo dono che è sempre più grande delle nostre povere aspettative, perché ci porta a rinunciare ai nostri progetti o se lo facciamo c’è il rischio di accettarlo con riserva (l’uomo senza il vestito della festa).
Il Cristianesimo non è una condanna ma una festa!
Una festa che noi siamo chiamati a vivere, condividere e diffondere nella nostra storia.
Dio non è un dovere ma un desiderio!
Il suo non è un obbligo ma un invito a vivere in pienezza, un invito gratuito che va semplicemente accolto per poterci realizzare come uomini veri. L’unica condizione che pone è il vestito della festa cioè la radicalità e non le mezze misure, respirare Cristo, vivere conformandoci a Lui. Dire di si non basta, occorre rispondergli non con le parole ma coi fatti!
Il Vangelo di oggi è allora un appello alla nostra responsabilità; dire di si al Signore, accogliere la Sua gratuità e il Suo eccesso rispetto alle nostre aspettative significa vivere conformandoci a Lui.
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