venerdì 27 marzo 2009

V tappa: quel volto che ci rivela la passione di Dio per noi

Il Vangelo di questa domenica (che per problemi di spazio non sono riuscito ad inserire) parte da una domanda di alcuni greci: "vogliamo vedere Gesù"; Gesù si presenta come il chicco di grano che porta frutto quando cade a terra e marcisce; come Colui che quando sarà innalzato attirerà tutti/o a se. Vi metto questa foto, ieri sera siamo stati con gli immigrati africani del centro d'accoglienza di sant'Anna a Isola Capo Rizzuto; gli occhi di questo bambino c'è li ho ancora davanti e Dio attraverso quegli occhi mi ha chiesto di rinnovargli il mio si.

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"Vogliamo vedere Gesù", questa la domanda dei greci che coincide con la nostra: vogliamo vedere Dio, che significa vogliamo conoscerlo e quindi capire chi è e cosa vuole da noi. Un desiderio quindi che accomuna tutti gli uomini di ieri e di oggi, dal nord al sud del mondo, anche coloro che ritengono di non avere bisogno di Dio; perché di Dio non si può farne a meno, e questo vale anche per chi si professa ateo, di Dio ne abbiamo bisogno perché: quando noi cerchiamo la felicità noi stiamo cercando Lui che è la fonte della vera gioia e della nostra realizzazione; E' Lui che esalta la mia dignità!
Un bisogno, quello di vedere il Signore, che significa poterlo conoscere - fare esperienza di chi è; mi sembra interessante sottolineare a me e a voi che mentre noi vediamo e conosciamo il Signore siamo chiamati a far fare la stessa esperienza a gli altri, cioè, mentre noi vediamo il Signore dobbiamo farlo vedere - con la nostra vita innanzitutto - a chi incontriamo quotidianamente e porta con se quest'anelito e questo bisogno.
Solo chi ha fatto esperienza di Lui però può aiutare gli altri ad essere attratti dal suo amore.
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A chi vuole vedere il Signore, Lui si presenta a come il chicco di grano che per portare frutto deve cadere a terra e morire! A Chi vuole conoscerlo si presenta come Colui che deve essere innalzato sulla croce per attirare tutti a se.
Gesù ci rivela il volto di Dio: un papà che è pronto a tutto per noi; se un bambino cade in un pozzo piena di melma il papà si butta nel pozzo per salvare il proprio bimbo pur sapendo che morirà; proprio così fa Dio con noi! Vuoi conoscere il signore sappi che Lui in/per Gesù ci viene incontro lì dove siamo ed è pronto a tutto per noi; gli stiamo tanto a cuore che per noi da la vita perché in noi produca frutto; nella nostra miseria ci viene incontro ci prende per mano e ci rialza.
Voglio vedere il Signore, e la sorpresa e scoprirlo al nostro fianco, nostro partner di cammino.
La nostra ricerca allora diventa impegno; buona strada e buona domenica.

giovedì 26 marzo 2009

Bellezza via per giungere alla vera felicità

Sono alla Cattedra Rosmini, 3 giorni di studio sulla figura di questo grande uomo - Antonio Rosmini - a Isola Capo Rizzuto; mi viene una riflessione pensado al bisogno di felicità in cui viviamo oggi:
Il Signore ci ha donato tutte le cose che ci circondano per aiutarci a realizzarci; il Signore ci ha creati a sua immagine e somiglianza per potersi compiacere di noi, non ostante i nostri limiti, e noi?
Spesso guardimo troppo a noi stessi, o ci esaltiamo o ci buttiamo a terra; spesso guardiamo troppo alla terra e poco verso il cielo; e pure Lui ci ha creati per fare grandi cose!
L'invito che faccio a me e a voi:
Riscopriamo il gusto delle cose, ri - impariamo a stupirci delle cose semplici, e così riusciremo ad esaltare in modo corretto la nostra dignità; e così saremo veramene felici; veramente felici se vivremo per come siamo stati sognati da Dio.

domenica 22 marzo 2009

IV Tappa: un volto che rivela amore

Dal vangelo secondo Giovanni 3,14-21
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
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Mettersi di fronte agli occhi l'immagine di Gesù non provoca disgusto e pure chi guarda una persona che soffre, spesso cerca di deviare lo sguardo da un altra parte! 
Il Vangelo di oggi ci chiede di tenere fisso lo sguardo su Gesù, e questo diventa per noi causa di felicità (Salvezza).
Cosa scorgiamo nel volto del Figlio di Dio? Scopriamo che Dio ci ama, in modo nuovo però!
Gesù ci mostra che l'amore di Dio è:
  • Preventivo; è Dio che fa il primo passo verso di noi, e Lui che ci ama per primo.
  • Gratuito; Dio ci ama gratis, senza chiedere nulla in cambio.
  • Totale; senza misura
  • Libero e liberante; nessuno gli impone di amarlo e noi possiamo rifiutare il suo amore.
Davanti ad un amore così o lo si accoglie, in maniera completa o per paura si fugge; 
perché se Dio ci ama così e io accetto questo amore per forza devo rispondergli e la mia non potrà essere una risposta tiepida ma implicherà in maniera decisiva una scelta per il bene e per l'amore; le mie opere allora saranno secondo Dio e risplenderanno in mezzo agli uomini.
Buona scelta!

domenica 15 marzo 2009

III tappaAll'insegna della particella ri;

Vangelo Gv 2,13-25: Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.
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Strano vero; Gesùà non viene per distruggere ma per ricostruire e pure nel tempio manda tutto all'aria . Quando si parla di tempio la nostra mente va subito alla costruzione adibita alle celebrazioni del culto; ma Gesù quando parla di tempio intende la stessa cosa?
Gesù quando parla di Tempio pensa a noi; siamo noi la dimora di Dio, siamo noi il tempio in cui Egli vuole porre la sua presenza e santificare. Noi con le nostre povertà e fragilità? Si proprio le nostre poverte sceglie per edificare il suo regno di giustizia e di pace.
Siamo noi il tempio di Dio e il nostro corpo è il mezzo con cui entriamo in rapporto con Lui.
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E allora cosa vuole dirci il Vangelo oggi? Dio si rende conto di tutti gli ostacolòi che ci impediscono d'incontrarlo, i nostri mercanti nel tempio sono le nostre povertà e le nostre miserie; ma Lui stesso vuole eliminare tutto ciò che ci impedisce d'incontrarlo di fare esperienza del suo amore, di riflettere quest'amore nella nostra vita e nelle nostre relazioni con gli altri. Egli vuole far chiarezza della nostra vita, vuole farsi largo nel nostro cuore! A noi spetta solo di accogliere la sua azione liberante.
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Tutto all'insegna della particella ri; Egli: ri-costruisce il tempio: ancora una volta - senza stancarsi - di nuovo - ancora! Ecco il significato della particella ri: Gesù nella nostra vita non si staca mai di ri - fare nuove tutte le cose; egli vuole ri - costruire il nostro rapporto intimo e personale con il Padre.
A noi spetta aprirgli le porte del nostre cuore; permettergli di operare in noi grandi cose; dargli in modo autentico fiducia;
e allora?: la fiducia in Dio Padre ci permettere, anche quando simao sommersi dalla polvere delle nostre povertà, di accogliere la sua azione a noi e di ri-sentirci amati, di ri-assaporare la dignità dei figli.
Buona domenica

domenica 8 marzo 2009

II tappa: la fatica di dover scendere

Dal vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
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Solitamente quando si va in montagna la fatica maggiore la s'incontra quando si sale; per chi si trova sul Tabor la fatica comincia quando si deve scendere. Sul Tabor si sta bene soprattutto se qualche giorno prima e qualche giorno dopo Gesù ai suoi apostoli annuncia che a Gerusalemme sarebbe stato ucciso. Pietro che non ne riusciva a capire il perché pensava che il Tabor gli avrebbe permesso di evitare la sofferenza. E allora chiede a Gesù di rimanere lì. Il Tabor è l'anticpio di quello che avverrà a Gesù (la resurrezione) e di conseguenze anche a noi! E questo anticipo deve infondere fiducia deve consolare Pietro che alla sua richiesta ha come risposta un invito a mettersi in una condizione d'ascolto della Parola, e questo invito e rivolto anche a noi; ha come risposta un invito a scendere nel quotidiano per riflettere ciò che è avvenuto dal Tabor. La Trasfigurazione allora diventa cammino e pellegrinaggio. anche per noi.
Cammino per dove? Per il nostro quotidiano, le nostre relazioni, il nostro lavoro ... proprio lì dove viviamo tutti i giorni siamo chiamati a mettere al centro Gesù; e tutto si trasformerà in luce dove ci sono le tenebre.
Cammino perché? Perché l'essenza del cristianesimo non è stare fermi ma andare incontro agli altri per raccontare l'esperienza fatta di Dio; Come? prima di tutto con la testimonianza della nostra vita: una vita che si fida di Dio e con un semplice sorriso sa testimoniare le meraviglie che tutti i giorni compie in noi.
Una vita che si fida di Dio è una vita che diventa riflesso della sua luce.
V'invito a utilizzare la preghiera del post precedente; buon cammino

venerdì 6 marzo 2009

Possa infondere la tua fraganza ovunque io vada

Per prepararci alla II tappa del nostro cammino vi propongo questa preghiera:

Gesù, aiutami a diffondere la Tua fragranza ovunque vada,

inonda la mia anima con il Tuo Spirito e la Tua Vita.

Penetra e possiedi tutto il mio essere,

così completamente che la mia vita non sia che un riflesso luminoso della Tua.

Risplendi attraverso di me, e sii così presente in me,

che ogni anima con cui vengo a contatto sperimenti

la Tua presenza nella mia anima.

Che alzino gli occhi e vedano non più me, ma Gesù soltanto!

Rimani con me, e allora comincerò a risplendere come Tu risplendi;

risplendere in modo da essere luce per gli altri.

La luce, o Gesù, proverrà tutta da Te;

niente di essa sarà mia.

Sarai Tu a risplendere sugli altri attraverso di me.

Fa’ che, così, io ti lodi nel modo che più ami:

risplendendo di luce su coloro che sono attorno a me.

Fa’ che ti annunci senza predicare,

non a parole, ma con l’esempio,

con una forza che trascina,

con l’influenza benevola di ciò che faccio,

con la pienezza tangibile dell’amore che il mio cuore porta per Te. Amen.

(JOHN HENRY NEWMAN)

mercoledì 4 marzo 2009

la voce delle donne rom piena di paura

Vi riporto la testimonianza di alcune donne rom raccolta in un campo dopo che 2 domeniche fa un rom ha ucciso un ragazzo italiano. Ora tutti vivono nella paura perchè gli italiani c'è l'hanno con loro. Ascoltiamo e riflettiamo:
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Noi donne Rom ci sentiamo molto vicine al dolore della famiglia del ragazzo morto, sentiamo un grande dolore per la morte di questo giovane ragazzo. Ma non possiamo morire tutti per lo sbaglio commesso da uno. Questo ragazzo ha 17 anni ha sbagliato e deve pagare lui. I due ragazzi hanno litigato, non si sa da che parte sta la ragione, ed è successo quello che è successo. L’indiano che dormiva sulla panchina non dava fastidio a nessuno, gli è stato dato fuoco da tre ragazzi italiani. Adesso tutti gli indiani dovrebbero venire in Italia ed ammazzarci tutti? Oppure gli indiani dovrebbero cacciare tutti gli italiani dall’India?

Nel popolo Rom ci sono i cattivi ed i buoni, come nel popolo italiano. Ci sono tanti padri che violentano i propri figli, fra noi queste cose non accadono. Bambini violentati da adulti, mogli e madri uccisi dai propri compagni e dai propri figli, tutto questo non succede fra di noi.

Uno ha sbagliato non dobbiamo pagare tutti, non siamo tutti gli stessi, come potete giudicarci e condannarci senza neanche conoscerci? Non tocca a voi giudicare, tocca al Signore ed ai giudici. Se tutti i civili (italiani) hanno una coscienza vera e propria, che capiscano cosa stanno facendo, ci hanno costretto a stare chiusi dentro per paura, per paura che possa succedere qualcosa ai nostri figli.

Abbiamo paura, la notte è il momento peggiore, abbiamo paura che qualche balordo possa venire ad incendiare le nostre case, abbiamo paura di andare a fare la spesa perché siamo guardati male. Alcuni ragazzi rom nei giorni successivi all’omicidio sono stati aggrediti e picchiati, tutto questo non è giusto, a loro non importa colpire chi ha sbagliato veramente, l’aggressione è nei confronti di tutti noi solo perché rom.

Dovevamo andare a fare la spesa, siamo dovuti andare insieme tutta la famiglia per paura, mio padre si guardava intorno impaurito, abbiamo fatto la spesa in fretta e furia e siamo tornati a casa.

Mio fratello con la moglie che è incinta e i due figli sono venuti a stare da noi per paura. Mia madre è andata a comprare i detersivi da un negoziante che la conosce bene che gli ha chiesto come mai era sola insinuando che i suoi figli preferiscono stare nascosti. Mio fratello è andato a fare una fotocopia ed è stato cacciato fuori.

Io ho paura ad uscire perché se dovesse succedermi qualcosa non voglio che i miei parenti possano sentirsi in dovere di difendermi, non voglio che la situazione peggiori, ma così non possiamo più vivere.

Abbiamo paura di mandare i nostri bambini a scuola perché non sappiamo come sono trattati dagli altri bambini e dalle maestre.

Per pagare l’errore di uno dobbiamo morire tutti … se fosse morto il ragazzo rom sarebbe stata la stessa cosa?!!